La nascita di Bohemian Rhapsody, tra sogno e realtà.
Freddie Mercury aveva il terrore di sognare una melodia, un testo o un’ idea per un brano e poi scordarla una volta sveglio.
Pensava che non sempre si può essere fortunati come Paul McCartney, che aveva composto in sogno la melodia di “Yesterday”; o come Keith Richards, che in sogno aveva improvvisato il riff di “Satisfaction”.
Paul si era svegliato con quella melodia in testa, anche se per scrivere le parole ci lavorò da sveglio: era entrata così dentro di lui che per molto tempo temette di averla inconsciamente memorizzata, ma che appartenesse a qualcun altro, che fosse un brano sentito chissà dove.
Così, ogni qualvolta vedeva un amico, la faceva ascoltare chiedendo se l’avesse sentita in giro prima di allora.
Keith invece aveva avuto la prontezza di riflessi di accendere un registratore: la mattina, riascoltando, in mezzo a due ore di russate e altri “rumori”, c’era il riff che avrebbe cambiato la vita degli Stones.
Così a Freddie venne un’idea. Utilizzare un pianoforte come testiera del letto.
Che ci crediate a meno, fu così’ che nacque Bohemian Rhapsody, in una notte, suonata di getto in dormiveglia.
Brano complesso, che in alcuni punti raggiunge le 180 parti vocali, un segmento in stile ballata che termina con un solo di chitarra, un passaggio d’opera e una sezione di hard rock.
Singolo estratto dal disco “A Night at the Opera” viene pubblicato in Italia il 31 Ottobre del 1975.
Dormire con un pianoforte sopra la testa aiuta a scrivere canzone da Re. Anzi, da Regina.