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Lo sceneggiato, trasmesso a colori in sei puntate, riscosse ciò che oggi si chiamerebbe “share” incredibile, seguito da oltre venti milioni di telespettatori

 

Lo sceneggiato “Sandokan” andato in onda a metà degli anni ’70 fu uno dei più grandi successi televisivi di ogni tempo. Il regista Sergio Sollima (padre di Stefano, oggi famoso grazie a serie tv come Romanzo Criminale e Gomorra) riuscì a rendere efficace e credibile l’avventurosa storia di Salgari, grazie anche ad ottimo cast, e portò nelle case degli italiani il gusto per i luoghi esotici, per la ribellione ai potenti, per l’amore impossibile.

Emilio Salgari è uno dei più celebri scrittori italiani di romanzi di avventura italiani; veronese, nacque nel 1862, da un commerciante di tessuti ed una donna veneziana. Intraprese gli studi all’Istituto tecnico nautico di Venezia, che interruppe non arrivando mai a fregiarsi del titolo di Capitano di Marina, come avrebbe voluto, intraprendendo l’attività di scrittore nelle appendici dei giornali.

Dopo aver pubblicato una mole impressionante di romanzi e racconti di avventura, riscuotendo un notevole seguito e successo soprattutto con il ciclo di romanzi sulla Tigre di Mompracem morì suicida come il padre nel 1911, in miseria dopo aver vissuto traversie e dolori tremendi, non avendo mai visitato e visto i luoghi esotici così ben  narrati.
Nel 1976 la RAI decise di trasmettere uno sceneggiato tratto dal ciclo indo-malese scritto dal romanziere veneto, che vedeva protagonista Sandokan, un pirata dal fascino indiscutibile, Signore di Mompracem, isolotto dell’Oceano Indiano, interpretato da Kabir Bedi, attore indiano che impersonava alla perfezione i tratti della “Tigre della Malesia”,  accompagnato dal fido Yanez de Gomera (Philippe Leroy), corsaro portoghese che incontrò casualmente la Tigre mentre stava viaggiando su una nave verso Labuan, attaccata proprio da Sandokan e dai suoi compagni, i quali catturarono Yanez e lo condussero a Mompracem. Qui il portoghese non venne ucciso, in quanto Sandokan non uccideva i prigionieri, e divenne amico intimo della "Tigre della Malesia" che arrivò, ben presto, ad amare Yanez "forse più di un fratello!"
Sandokan è innamorato della “Perla di Labuan”, Lady Marianna Guillonk (Carole André, della quale in breve s’innamorarono a milioni); Il loro era un amore "impossibile" poiché Lady Marianna era nipote di un  Lord inglese (James Guillonk), stretto collaboratore del governatore James Brooke (Adolfo Celi), personaggio realmente esistito,  Rajah di Sarawak dal 1842 fino alla morte, nel ciclo salgariano antagonista della “Tigre della Malesia”.
Lo sceneggiato, trasmesso a colori in sei puntate, riscosse ciò che oggi si chiamerebbe “share” incredibile, seguito da oltre venti milioni di telespettatori: i bambini( e non solo) cantavano la sigla composta da Guido e Maurizio De Angelis, successo discografico del momento, “sale e scende la marea” le parole chiave; i ragazzi nei loro giochi in piazza impersonavano il loro eroe preferito: ognuno  di loro sceglieva di impersonare le gesta della “Tigre”, del fido Yanez, di Tramal Naik o di Giro Batol (al più sfortunato, solitamente il più cicciottello, toccava l’ingrato compito di impersonare Lord James Brooke), la più bella della comitiva diventava “La perla di Labuan”: a turno, ciascun ragazzo pretendeva di simulare il celebre salto tra la “tigre umana” ed un vero e proprio felino, immortalato in un epico scontro della terza puntata del serial; gli adulti nelle feste in maschera di Carnevale noleggiavano a gran richiesta il costume del pirata di Mompracem o di Yanez, rappresentato con l’eterno sigaro in bocca; la “Panini”, sempre attenta ai fenomeni mediatici del momento, distribuì l’album delle figurine, che contesero in popolarità quelle dei calciatori; Kabir Bedi e Philippe Leroy diventarono i divi del momento, ancor oggi ricordati principalmente per i loro rispettivi ruoli. .
E di Emilio Salgari, cui l’incredibile e sfortunata biografia meriterebbe di essere rappresentata in una fiction contemporanea, ci si ricorderà per sempre, mentre dei suoi editori, che lo sfruttarono e lo lasciarono morire in miseria, non si ricorderà  nessuno.