L’INTERVENTO. Se manca il consenso è violenza sessuale. Sempre

L’INTERVENTO. Se manca il consenso è violenza sessuale. Sempre
abusi Dive e divette che si confessano, mariti e padri che sconfessano, psicologi che usando frasario da telenovela, spiegano l’inspiegabile,  soprattutto nel corso di trasmissioni pomeridiane: eppure è così semplice, semplice come bere un bicchier d’acqua.

E’ l’acqua pura di fonte che scioglierebbe ogni nodo se solo se ne riuscisse ad assaporare l’essenza. 

Non ha le bollicine come lo champagne francese, né evoca riti proibiti come un superalcolico, non è bevanda esotica né popolaresca come la birra,  è un fluido trasparente che si chiama consenso.

E’ quel chiamare le cose col proprio nome, quel pronunciare il sì convinti di dire sì.

Se vi è il consenso non affiorano  né le molestie né gli abusi sessuali, è tutto chiaro e lecito.

Se invece quel consenso viene violato, anche solo con promesse indirette, con secondi fini, con violenza fisica o psicologica il prezioso fluido si intorbida ed anche chi lo beve per dissetarsi alla fine ne viene contaminato.

E non ci sono sapientoni strizzacervelli che reggano a fronte di personalità collezionatrici di consensi violati. Sono chiaramente personalità poco “limpide”, per stare all’esempio dell’acqua, che difficilmente di dissetano utilizzando rapporti autentici.  

Mentre chi osserva la propria volontà cedere e pur essendo consapevole è costretto a piegarsi, chi viene avvilito e distorto nei desideri e nel piacere, è proprio quest’individuo “manomesso” uomo o donna non importa, che va senz’altro aiutato a riscoprire il gusto della libertà.