Rievocare alla mia e alla mente di tanti medici la figura di Peppe Poeta mi dovrebbe risultare facile, perché la sua cara immagine si trova indelebilmente impressa in me e in tanti colleghi pieni, verso di lui, di amicizia, di profondo rispetto se non di affetto.
Ma in questa occasione mi sento in grande difficoltà, perché temo che queste mie parole sono troppo inferiori al compito e non riescono a rendere un omaggio degno della sua memoria.
Il mio desiderio di assolvere a un dovere e tanto più forte per la sua familiarità di cui mi ha voluto onorare per tutta la vita.
Ho conosciuto Peppe Poeta, prima all’Università negli anni ’60, poi quando ancora stavo muovendo i primi passi nella professione di dermatologo e non avevo idee chiare di quello che sarebbe stato il mio futuro.
Erano gli anni che precedevano la riforma sanitaria che innovava il sistema sanitario in maniera radicale.
Oggi questo passaggio epocale è vissuto come sofferto nel presente, e raramente ci si rivolge al passato cancellando i ricordi e gli sforzi profusi da tutti noi.
Soleva con me scambiare le opinioni e concepire le strategie e lo colpiva la mia passione storica.
Vi era tra noi una sintonia totale.
Siamo stati assieme per decenni all’Ordine dei Medici e li abbiamo concepito un modello di sanità pubblica dove il medico non veniva schiacciato dalle funzioni delle Aziende.
E’ stato Presidente dell’Ordine di Reggio Calabria con il mio determinante sostegno.
Peppe Poeta è stato un medico e un uomo di grande intelligenza e penso che la sua grandezza sia stata avvalorata anche dalla serenità che ha posto nell’affrontare le cose della vita, e con la stessa serenità ha accettato l’arduo passaggio dalla vita alla morte.
Lascia un vuoto incolmabile nella comunità medica e nell’affetto dei suoi cari.
*dermatologo