LA PAURA E LO SDEGNO. Gioia Tauro e la Calabria sulla rotta delle armi chimiche

LA PAURA E LO SDEGNO. Gioia Tauro e la Calabria sulla rotta delle armi chimiche

       di VITO BARRESI - Senza AC in Siriatoccare terra ha promesso il ministro degli esteri Bonino.

 

Ma intanto la flotta della guerra chimica che nagiva lungo le rotte di un Mar Mediterraneo sempre più opaco, sta suscitando attesa e suspance sul prossimo scalo portuale, il primo attracco per il convoglio marittimo che trasporta le armi chimiche siriane, gli ordigni atroci di una dilaniante guerra civile, da poco salpate dal porto di Latakia.

Solo 27 tonnellate su una montagna spaventosa di 1000 quanto pesa il poderoso arsenale chimico siriano che arrivavano da due dei dodici siti siriani individuati dall’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (in sigla inglese Opcw), il braccio operativo delle Nazioni Unite, 4 nell’area di Damasco, 3 nella Siria centrale, 2 nelle vicinanze di Homs, uno a Aleppo e due a Latakia.

E in mezzo al mare, prima delle colonne d'Ercole c'è sempre l'Italia, la Calabria, il grande braccio naturale, la piattaforma per eccellenza, la porta tra l'Europa e l'Asia. A Rosarno in via nazionale dove ha sede il coordianamento portuali del Sul, nella bacheca dei lavoratori portuali resoconti ufficiali, lanci d'agenzia, ritagli di stampa dove si racconta più dettagliatamente che le armi chimiche provenienti dalla Siria e depositate in circa 1.500 container sulla nave danese Ark Futura potrebbero transitare per il terminal di Gioia Tauro, e da qui trasbordate sulla nave americana Cape Ray. Una fonte dell’Opcw assicura che tutto il materiale consegnato dalla Siria è inerte. L’89 per cento è allo stato di precursore. Il resto sono ex bombe i cui meccanismi di innesco sono stati disattivati già in Siria. Ovunque in Italia vige il silenzio in ogni sede istituzionale.

Ma i portuali di Gioia Tauro sono preoccupati di un un fortissimo impatto sulla sicurezza dei lavoratori perchè altre fonti segnalano la presenza di agenti chimici «numero uno», quelli più pericolosi come l’iprite e i componenti del Sarin. In vista soltanto alcuni momenti. 16 gennaio il direttore dell’Opcw, l’ambasciatore turco Ahmet Uzümcü, ricevuto dal ministro degli esteri Emma Bonino in Parlamento. Il giorno dopo a Bologna riceve la medaglia d’onore dell’Accademia delle Scienze e il sigillum magnum dell’Università.