NDRANGHETA. Sentenza CRIMINE. Le decisioni della Corte d'Appello (i dettagli)

NDRANGHETA. Sentenza CRIMINE. Le decisioni della Corte d'Appello (i dettagli)

cri       NOSTRO SERVIZIO - Il processo d’Appello per gli imputati dell’operazione CRIMINE ha visto un sostanziale e fisiologico sviluppo della sentenza di primo grado. A 53 imputati è stata confermata la sentenza. 25 hanno visto aumentare la condanna; 22 hanno avuto una riduzione; 8 sono state le assoluzioni e 7 i condannati in precedenza assolti. Totale, cinque secoli e mezzo di anni di carcere.

I magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Reggio, che hanno sempre sostenuto che Crimine sia una specie di madre di tutte le sentenze antindrangheta, hanno registrato un notevole successo col riconoscimento giuridico del carattere unitario della ‘ndrangheta. Era questo il punto ma cui più tenevano e che dovrebbe avere conseguenze rilevanti nella continuazione della lotta, anche dal punto di vista giudiziario, contro l’anomalia selvaggia calabrese.

Le 55 conferme del primo grado, d’altro canto, confermano la correttezza dell’impostazione del Gup Minutoli, autore della prima sentenza, che pure aveva provocato polemiche da parte della publbica accusa che, in quell’occasione, si aspettava condanne più pesanti.

I sette imputati assolti sono Domenico Aquino, Giuseppe Aquino, Isidoro Cosimo Callà, Donato Fratto, Rocco Mazzaferro, Savino Pesce, Rocco Violi e Carlo Zavaglia. In particolare Callà e Violi, ora assolti, erano stati condannati rispettivamente 10 anni e 8 mesi e 9 anni.

Gli ex innocenti ora condannati sono invece: Antonio Altamura (4 anni e 8 mesi), Saverio Boschetto (4 anni e 8 mesi), Stefano Chilà (4 anni e 8 mesi), Cosimo De Leo (6 anni), Osvaldo Gioberti (6 anni), Antonio Maesano (4 anni e 8 mesi) e Giovanni Maesano (6 anni).

Confermata la pena per il “capo crimine”, Domenico Oppedisano anche se gli sono state escluse le attenuanti generiche 10 anni di reclusione.

La condanna più pesante è stata quella – confermata – per il “mastro” Giuseppe Commisso (14 anni e 8 mesi). Pena più aspra anche per Nicola Gattuso (da 10 anni e 8 mesi a 11 e 4). Soddisfatti il procuratore, Federico Cafiero de Raho, che ha parlato di «sentenza che segna un momento di grande chiarezza sull’unitarietà della ‘ndrangheta e che costituirà il fondamento sul quale attuare un piano investigativo significativo»; e il pm Nicola Gratteri: «Se ne parla dalla sentenza di Montalto, nel 1970, ma oggi finalmente abbiamo una sentenza d’appello che ci conferma che c’è una ‘ndrangheta unitaria».