Il binario unico su cui corrono impazziti, l’un contro l’altro, pezzi di Calabria

Il binario unico su cui corrono impazziti, l’un contro l’altro, pezzi di Calabria

gimi        di MASSIMO ACQUARO - Due treni su binario unico, poteva essere una tragedia quella di Gimigliano. In quella scena di carrozze accartocciate, orribili a vedersi, vetuste, miserabili, con i vetri che scendono a manovella c’è tutta la metafora della Calabria.

17 gennaio 2014, solo 50 giorni fa. Dal Quotidiano della Calabria: «Scopelliti ha dichiarato: “In questi mesi abbiamo lavorato per trovare una soluzione a un decreto che interessa il settore del trasporto pubblico locale. Un provvedimento seguito in tutte le sue fasi dall’assessore Fedele, dal mese di giugno, fino ad arrivare al tavolo del Consiglio del ministri. Oggi ci aspettavamo l’approvazione e ancora una volta, purtroppo, sono emerse delle difficoltà e delle criticità che ha sollevato il ministro per gli Affari regionali Del Rio. Rispetto allo sforzo messo in campo come Regione e all’impegno del ministro Lupi, abbiamo necessità di trasferire questo messaggio in maniera molto chiara ai cittadini calabresi. Ci troviamo di fronte ad una sorta di ostruzionismo che non aiuta noi istituzioni, le aziende del settore, i lavoratori e i tanti cittadini che usufruiscono del servizio”».

Il Governatore si lamentava della mancata erogazione di 20 milioni di euro da consumare nel buco nero delle ferrovie calabresi.

Soldi statali da affossare nel pantano delle disfunzioni e degli sprechi. Soldi che il governo Letta non ha voluto versare. Alla fine a pagarne le conseguenze sono stati come sempre gli ultimi: i 60 pendolari che viaggiavano su quelle carrozze che a guardarle sulle tv nazionali fanno vergognare, arrossire. I calabresi perbene ovviamente. Non certo la classe dirigente di questa regione che in meno di una settimana incassa lo scandalo Gentile, lo scippo a Mimmo Gangemi della presidenza della Calabria Film Commission e il dramma ferroviario di Catanzaro.

Un cumulo di macerie con pochissimi responsabili, quasi tutti indicati per nome e cognome dal suo giornale, caro Direttore.

Ciò posto la metafora. Due treni su binario unico che si scontrano, senza una ragione, senza una mediazione, senza una via di scampo. La Calabria, a pezzi, che si autodivora, si danna, che si cannibalizza senza tregua. L’editore dell’Ora della Calabria contro il suo stampatore, pezzi di antimafia contro altri pezzi di antimafia, politicanti contro politicanti, imprenditori contro amministratori, magistrati contro magistrati, giornalisti contro giornalisti, garantisti contro forcaioli.

L’alambicco calabrese distilla solo veleni. Fuori dalla Calabria sono troppo dritti per farselo sfuggire e con la crisi che c’è nel Paese i 20 milioni negati a Scopelliti sono solo l’ennesima manifestazione di un sentimento di lontananza e di indifferenza. Un oblio che i calabresi si guadagnano ogni giorno con la loro insipienza e un cupio dissolvi che assomiglia ad una dannazione.

Le ho scritto, Direttore, ma temo che sia solo tempo perso. La Calabria non vuole essere salvata, vuole solo correre impazzita l’una contro l’altra su un binario unico.