Aeroporti: Delrio ci schiaffeggia: siete inadeguati. Ma è difficile dargli torto

Aeroporti: Delrio ci schiaffeggia: siete inadeguati. Ma è difficile dargli torto
etna   Gli scali aeroportuali di Reggio e Crotone sono stati chiusi perché lo hanno deciso due tribunali. E due tribunali lo hanno deciso perché le società a cui erano stati affidati i due aeroporti erano inadeguate cioè, nella migliore delle ipotesi, questo è il messaggio, di incapaci. C’è qualcuno in Calabria, tra tutti quelli che strepitano per l’aeroporto, che sa o conosce chi ha sponsorizzato l’inadeguatezza e l’incapacità che hanno bruciato milioni di euro per poi fallire?

Diciamo la verità: ha buon gioco il ministro Delrio a prenderci a schiaffi e a zittire le voci querule che in Calabria protestano per le criticità degli aeroporti di Reggio e di Crotone come se non fossero stati utilizzati come carne da porco per sfilze di potentati politici di diversa griffe.

Si possono fare progetti in Calabria e lamentele stravaganti anziché prendere misure efficaci? Il governo, i governi, quale che sia il loro segno, che colpa hanno se quel che tocca ai calabresi finisce in mani e gruppi “inadeguati” rendendo necessario l’intervento dei Tribunali? Chi le ha fatte quelle società? Nomine e assunzioni chi le ha sollecitate? Gli apparati come sono stati formati? Il progetto chi l’ha messo in piedi e con quali specifiche competenze?

Certo, al fondo c'è un’antica scelta politica di debolezza isterica di una regione senza popolo: il piano trasporti del 1997 che prevedeva tre gestori separati per i tre aeroporti calabresi. Una follia conseguenza dello scontro avido tra gruppi di potere regionale. Ognuno ha preteso e avuto il controllo politico-clientelare del proprio aeroporto. Faccia presto l'assessore Russo a varare definitivamente un nuovo piano dei trasporti prima che il disastro sia irreversibile.

Che il problema fondamentale della Calabria sia l’accessibilità, la possibilità di far arrivare e partire uomini e merci in modo veloce e sicuro, questo giornale lo sostiene da sempre. Accessibilità, trasporti, collegamenti sono le parole che abbiamo usato di più dalla nascita di zoomsud. Ma la vicenda degli aeroporti è stata, ab inizio, stralciata dal progetto complessivo per spezzare l’inaccessibilità. Si è fatto finta di ignorare i bacini reali di Reggio e Crotone. Furbizie e sprechi. Si faccia il calcolo dei passeggeri annui da Reggio a Roma, si tolgano le quote che lievitano nei periodi estivi per le nostre vaghe tracce di turismo, e si scoprirà che l’aereo, negli anni che abbiamo alle spalle, lo hanno usato soprattutto quelli a cui i costosissimi biglietti vengono rimborsati o quelli che in casi drammatici, e sono tanti, non hanno avuto alternative dato che la linea ferroviaria tra Reggio e Roma ha tempi da terzo mondo. Non basta chiamarlo aeroporto dello Stretto perché diventi tale. Dalla Locride e da Gioia si salta a Lamezia tagliando fuori Reggio con l’autostrada e la Limina. A Messina si sale sulla propria auto e in un’ora si raggiunge un aeroporto vero, tranne nei giorni in cui l’Etna sputa lava e paralizza Catania, uniche occasioni in cui il Tito Minniti ha un po’ di passeggeri in più. Si può fare un progetto fidando nel buon cuore dell’Etna? L’aeroporto dello Stretto se lo si chiama Euroafroasiatico non avrà file sterminate di viaggiatori invece della solita clientela tra Bova Marina e Palmi.

Intanto i treni, unico mezzo per raggiungere e partire dalla Calabria, indietreggiano. Indietro nella Tirrenica. In via di estinzione nella Ionica. Un disastro osservato con distacco anche se c’è chi sostiene che sarebbe possibile, da domani e senza un euro di investimenti, collegare in 4 ore la punta della Calabria a Roma. Su questo, a parte la testardaggine dell’assessore Russo, non ci sono dichiarazioni e non c'è una fila dietro la porta di Delrio perché ordini alle ferrovie di collegare la Calabria a Roma in tempi quasi uguali a quelli che dell’aereo. La mobilitazione sembra scattare solo se dietro c'è il riflesso degli interessi potenti. Eppure i conti sono lì: da Reggio si arriva a Roma Termini, se fila tutto come l'olio, in 3 ore e mezza tra controlli, perquisizione dei bagagli, file estenuanti. Se ci fosse un treno dove si sale e si può lavorare, vedere un film, leggere un libro e arrivare in 4 ore a Termini, s'abbasserebbero i costi e si darebbe un primissimo colpo all'inaccessibilità. Perché non interessa nessuno?

Sia chiaro: ci sono debiti antichi mai onorati dall’Italia verso la Calabria. Abbiamo un’autostrada che resterà, anche dopo la cosiddetta finta della fine dei lavori prevista per quest’anno, una mulattiera di lusso che in certi pezzi non ha e non avrà neanche la corsia d’emergenza.

Ma i nostri crediti se non mettiamo a posto quel che ci riguarda direttamente, varranno un fico secco. Lo avete sentito Delrio? Reggio e Crotone chiudono perché i Tribunali "ne hanno dichiarato il fallimento". "Le società di gestione infatti non hanno gestito gli scali in modo adeguato". "D’accordo la Calabria deve uscire dal suo isolamento, ma le società di gestione devono fare bene il loro mestiere". L'obiettivo, infierisce Delrio, è sempre lo stesso, "far uscire il Sud dall'isolamento". “Nel Mezzogiorno – aggiunge - ci sono già buoni esempi a Napoli, Catania e in Puglia". Ma “dobbiamo evitare di lasciare tutto in mano a persone non adeguate". Impossibile dargli torto.