(rep) Il crollo nel cantiere Esselunga di Firenze ha sottolineato una volta di più il gravissimo problema degli incidenti sul lavoro in Italia.
Questo tragico evento ha portato alla luce numerose problematiche che affliggono il settore del lavoro nel nostro Paese, mettendo in evidenza la necessità di interventi urgenti da parte delle istituzioni per garantire la sicurezza dei lavoratori.
Nonostante l’art. 41 della Costituzione reciti testualmente che: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”, la situazione attuale in Italia mostra numerosi casi di morte sul lavoro che evidenziano gravi violazioni di questo diritto fondamentale.
I dati sugli infortuni pubblicati dall’ Inail ci danno uno spaccato spaventoso delle morti sul lavoro, indicando che da gennaio a luglio 2023 le vittime raggiungono la cifra drammatica di 559. Nel 2023 le denunce di infortunio presentate all’Inail sono state 585.356. Il settore più a rischio è l’edilizia, con un elevato numero di incidenti legati a crolli e cadute. Circa il 30% degli incidenti sul lavoro riguarda lavoratori tra i 25 e i 34 anni.
Gli incidenti sul lavoro non solo causano gravi conseguenze per i lavoratori coinvolti, ma hanno anche un impatto economico significativo sul sistema produttivo del Paese. Uno dei punti critici che emergono in seguito a tragedie come il crollo nel cantiere di Firenze è la carenza di controlli e ispezioni sulle condizioni di lavoro. Per questo è necessario aumentare il numero di ispettori del lavoro, che oggi è insufficiente, come dimostrano i dati statistici che evidenziano un quadro preoccupante: in Italia, il numero di ispettori del lavoro è estremamente basso rispetto al numero di aziende e lavoratori da monitorare.
Un altro problema è rappresentato dalla diffusa pratica dei sub appalti, spesso utilizzati per ridurre i costi e accelerare i tempi di realizzazione dei progetti, che portano con sé una serie di rischi legati alla mancanza di trasparenza e controllo sulle condizioni di lavoro dei dipendenti delle ditte subappaltatrici.
L’uso indiscriminato dei sub appalti porta a uno spezzettamento delle responsabilità e a una poca chiarezza sulle condizioni di sicurezza sul lavoro. Le imprese subappaltatrici, spesso piccole e prive di adeguate risorse, possono trascurare la formazione e la sorveglianza degli operai, aumentando così il rischio di incidenti. Inoltre, l’ampia diffusione del lavoro nero rappresenta un ulteriore fattore di rischio per la sicurezza dei lavoratori. Molti datori di lavoro preferiscono assumere personale in nero, specialmente extracomunitari, per risparmiare sui costi e evitare controlli fiscali e previdenziali. Questo comportamento non solo danneggia il bilancio dello Stato, ma mette a rischio la vita delle persone che lavorano in condizioni precarie e non sicure. Per i lavoratori, il lavoro sommerso significa salari bassi, mancanza di diritti e protezioni sociali, condizioni di lavoro precarie e rischi per la sicurezza sul lavoro.
E’ fondamentale sensibilizzare i datori di lavoro e i lavoratori stessi sull’importanza della sicurezza sul lavoro, promuovendo una cultura della prevenzione e della responsabilità condivisa.
Anche il Papa si è espresso sul tema, invocando “Più impegno nella tutela dei lavoratori” affinché si affronti con urgenza il problema degli incidenti sul lavoro in Italia intervenendo in maniera decisa, con politiche e misure concrete che possano garantire la sicurezza dei lavoratori.
Controlli più severi sul rispetto delle normative di sicurezza, puntare sulla formazione e sulla prevenzione attraverso la collaborazione con sindacati e organizzazioni di categoria, sono solo alcune delle azioni che le istituzioni dovrebbero adottare per contrastare questa emergenza. Solo così si potrà ridurre il numero di incidenti sul lavoro e garantire a tutti il diritto a lavorare in condizioni sicure e dignitose.
*Presidente della Lega dei Diritti Umani Reggio Calabria