L'INTERVENTO. Il 19 luglio di 40 anni fa

L'INTERVENTO. Il 19 luglio di 40 anni fa

Sono trascorsi più di quarant’anni da quando De Gregori incise Titanic, un concept album che contiene tante gemme e qualche capolavoro. Era la primavera del 1982, un’altra dimensione in una galassia oggi irriconoscibile eppure ancora nostra: ci appartiene senza essere divisiva ma con imprescindibili connotati identitari e generazionali.
Un manifesto, la punta dell’iceberg di un mondo fatto di certezze, intriso di valori e storie, ricco di prospettive collettive che erano lì lì sulla soglia dell’esaurirsi.

I muscoli del capitano, figlio con quali occhi ti devo vedere, cadevano le bombe come neve il 19 luglio a San Lorenzo ci ponevano come davanti a uno specchio a rimirare coscienza e illusioni, a confermare la giustezza, la insostituibilità immanente delle nostre scelte. L’antifascismo, l’Italia nata dalla Resistenza, la sinistra unico strumento per la costruzione di un mondo migliore e diverso, nel paese una coscienza popolar si nutrivano di una sincera adesione a un insieme di regole e riti che avevano nell’editoria, nei massmedia, nell’industria culturale i tasselli di un gioco dell‘oca che ci avrebbe portato alla meta. Quando non si sapeva né quale meta sarebbe stata, tantomeno era un gioco di tutti e per tutti: c’era anche quello di chi non ci stava, che ricorreva alle bombe e alle stragi, che si rifugiava dietro le quinte della maggioranza silenziosa, al voto preteriva andare al mare, si turava il naso ma sempre quelli votava. Le piazze di riempivano, le università si occupavano, le fabbriche chiedevano diverse retribuzioni, il sud si sarebbe risollevato.

Come era possibile non chiedersi quale fosse la meta e di conseguenza attraverso quali percorsi arrivarci: a pensarci bene tutto questo ha il sapore dell’ingenuità o se si preferisce della malafede, della doppiezza e dell’ipocrisia che non sono comunque sufficienti a spiegare adesioni convinte, impegno e passioni dispiegati senza risparmio.

La stagione berlingueriana, tanto amata e carica di successi e intuizioni, quella che ci ha visti vicini alla meta, a quale organizzazione dello Stato pensava, quale modello di sviluppo, in che maniera intendeva rapportarsi al modello capitalistico, in termini attendibili e praticabili - s’intende -, collocati come eravamo e siamo nel cuore dell’Occidente? Non attraverso la lotta armata, ma con quali alleanze e blocchi sociali, pubblico e privato in che miscela conviventi, nel Paese del Vaticano e membro della Nato.

È durato anni, decenni, il viatico del detto e nondetto, ci siamo formati a quella scuola, qualcuno si è pentito, altri hanno cambiato bandiera, non pochi vivono di nostalgia: forse la cosa migliore sarebbe, per onorare quei giorni e per amore di verità, per non disperdere un patrimonio grande, guardare a un futuro migliore, rielaborare i paradigmi che stavano come pilastri di mezzo secolo fa: reggono ancora, quali strutture portanti servono oggi?