L'INTERVENTO. Calabria: senza speranza e senza giustizia

L'INTERVENTO. Calabria: senza speranza e senza giustizia

(ReP)
Nei giorni scorsi la Corte dei conti, dopo tredici anni dei fatti, mi ha condannato, insieme ad altri (tra cui il sindaco di Riace Mimmo Lucano), ad una pena pecuniaria per danni che avrei causato quale sindaco di Caulonia nella gestione della "emergenza Nord Africa" del 2011.

Nel 2017 la procura della Repubblica di Catanzaro (diretta dal dottor Gratteri) mi notificava un avviso di garanzia per gli stessi fatti. Dopo tre (3) anni di indagini e numerose proroghe, la stessa procura chiedeva l'archiviazione per non aver ravvisato alcun reato.

Il giudice archiviava... e non certamente per farmi un favore e neanche per un gesto di clemenza nei miei confronti ma solo perché non ha riscontrato alcun reato.

A questo punto (e per gli stessi fatti) è entrata in scena la procura presso la Corte dei conti e oggi si arriva ad una anomala condanna. Ovviamente non provo rabbia o risentimento alcuno nei confronti dei magistrati contabili, mi limiterò a proporre appello alla sentenza nella speranza di avere giustizia.

Però ribadisco: la procura della Repubblica di Catanzaro ha escluso la possibilità che qualcuno, tantomeno io, abbia tratto alcun vantaggio personale e di qualsiasi natura da tale gestione, né la Corte dei conti, per quanto mi riguarda, ha mai ipotizzato una tale possibilità.

Azzardo, potrei aver procurato un qualche vantaggio all'ente "attuatore" che però - e giustamente - non è stato mai indagato né dalla procura penale né da quella presso la Corte dei conti. Quindi a favore di chi avrei procurato un vantaggio? Se il morto è vivo non ci può essere l'assassino.

Se questi sono i fatti (e questi sono) non mi è possibile tacere oltre sul fatto che da circa 60 anni vivo sotto costante attenzione giudiziaria. Non avevo venti anni la prima volta che sono stato indagato (non ricordo più se per blocco stradale o per l'occupazione del Municipio) e ne ho quasi Ottanta oggi.

Il tempo è passato e col tempo la vita ed è molto triste ritrovarsi a vivere in una terra in cui il Potere (assoluto) poggia su due pilastri fondamentali: la "massoneria" deviata e diffusa in tutti i gangli vitali dello Stato e la ndrangheta... di Stato.

Chi si chiama fuori è perduto.
Chi sfida un tale "Potere", se pazzo non è, lo faranno diventare..
Hanno vinto...

Tutto è cambiato ma solo il "potere" in Calabria, pur cambiando di mano, è rimasto essenzialmente lo stesso: selvaggio e malvagio con chi non abbassa la testa. E fa male, molto male, il pensiero che la Calabria sia diventata una terra abitata da un popolo oppresso, senza più speranza e senza giustizia.