In soldoni dal seminario di Gioia sono emerse alcune cose, soprattutto in relazione proprio all’area portuale di Gioia Tauro. Dicono gli imprenditori: disponiamo di 5 miliardi di euro legati ai fondi Por, oltre 1 miliardo di opere pubbliche ferme, dunque le risorse ci sono. E' necessario riaprire i cantieri, avviare un'azione di confronto con il governo regionale. In tal senso è stato annunciato che a partire dal 5 marzo, in sinergia con Unindustria Calabria, a livello nazionale sarà aperto un dialogo forte. Le imprese – dicono da Confindustria - hanno bisogno di risposte chiare, impegni e scadenze precise. ‘’Chiediamo, inoltre, interventi – dice Natale Mazzuca che degli imprenditori calabresi è il presidente - anche sul fronte del contrasto allo spopolamento e, parallelamente, al recupero delle risorse giovanili’’.
Grande spazio, dunque, a Gioia Tauro (il giornale di Confindustria vi ha dedicato recentemente un paginone, con potenzialità e preoccupazioni, tante, e non solo legate alla via della seta dei cinesi che escluderebbe dai grandi traffici lo scalo calabrese).
Gioia Tauro - dicono sempre da Viale dell’Astronomia - può dare una risposta ai tanti problemi che ci sono in questa regione a cominciare dai vantaggi derivanti dall'istituzione della Zes che rappresenta un grande driver per stimolare tutte quelle imprese che credono nella Calabria e desiderano rimanere a investire qui. E' necessario – spiega ancora Mazzuca - che la classe politica compia un ulteriore sforzo per far recuperare al porto e all'intera area industriale di Gioia Tauro la propria naturale centralità all'interno del Mediterraneo. I numeri del porto dicono che nel 2017 sono approdate 1500 navi, con quasi 3 milioni di container movimentati ma ci sono tempi biblici per lo sdoganamento: 48 ore a Rotterdam e anche 10 giorni in Italia.
Gioia Tauro è un sito strategico e dalle grandi potenzialità, dopo l'allargamento del canale di Suez e la pianificazione da parte della Cina delle rotte della seta: quest'area può diventare un motore di sviluppo per l'intero Paese e l’Italia deve rifiutare l'idea di essere periferia dell'Europa ma essere centrale tra il continente e il Mediterraneo.
‘’Il Mezzogiorno ha bisogno di interventi più efficaci, la madre di tutte le riforme è senza dubbio la sburocratizzazione e una maggiore semplicità nel rapporto tra pubblica amministrazione e tessuto sociale e produttivo. Vogliamo, in altre parole, un paese normale”: questa in sintesi la ricetta globale degli industriali italiani.
Il 16 febbraio nel corso delle assise di Verona Confindustria affronterà chiaramente i contenuti dei programmi politici. ‘’Riteniamo – concludono - che ci siano sul tavolo molte proposte ma occorre fare i conti con il nodo risorse, definendo le priorità che il Paese vuole affrontare. L'idea che porteremo a Verona sarà proprio l'idea di visione del Paese in cui si cambia il paradigma di pensiero, cioè prima si decide quali effetti sull'economia si vogliono realizzare e poi si individuano provvedimenti e risorse”.