le scrivo perché il mio analfabetismo funzionale non mi consente di interpretare, capire, decodificare quanto sta accadendo in Italia. E lei che tanto va per piazze, vie, case, borghi, contrade, selfie, scuole, Padania, Calabria, twitter, mense e ogni dove. Insomma lei che è uno del popolo, uno di noi, che mica sta dentro le stanze del potere, che è sempre in giro. Lei che sta con la gente, che l’acclama, la plaude, batte le mani, si commuove, si straccia le vesti. Insomma chiedo a lei, che mi spieghi. Vorrei comprendere la sua visione politica sintetizzata in quello slogan del “prima gli italiani”. Così che anche io possa applicarlo per come merita e sentirmi una di voi.
Ché così a non capire, soffro. Vorrei comprendere questo “prima”, quanto prima deve essere. Se devo pretendere che si applichi, per esempio, quando sto in fila alle poste. E poi anche, se prima al ristorante, prima a scuola, prima dal medico, prima in ospedale, prima al bar, prima ai caselli. Ci vorrebbe un elenco.
E se dal prima si passa all’esclusione? E se succede, per esempio che si escludano i bambini stranieri dalle mense scolastiche? E se una mattina si sveglia una consigliera e combina qualche casino? Chi glielo spiega ai bambini? Che poi per straniero cosa devo intendere. Anche un irlandese è straniero? Oppure lo straniero lo individuo dal colore della pelle? Quelli rosa vanno bene, quelli neri no. Tipo così, Signor Ministro Salvini Matteo?
Ma che bello il nome Matteo, come quell’evangelista. Quello che ha scritto “avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere”. Che slogan pazzesco questo. Che ridere, Signor Ministro Salvini Matteo. Che comici questi evangelisti. Cambiamolo il Vangelo. Scriviamo “aveva fame un italiano e gli abbiamo dato da mangiare…” ecc ecc.
Però la prego, me lo spieghi questo “prima” come lo devo usare. E’ una parola scomoda. Perché sa, a furia di ripetere slogan, poi le persone si confondono e la parola “prima”, diventa un sentimento. Tipo l’odio.
E che si trova, sia gentile e mi spieghi perché un Signor Ministro, davanti a un modello virtuoso di accoglienza e inclusione, come quello di Riace, invece di studiarlo, anche per migliorare le denunciate criticità, lo vuole distruggere. Perché Signor Ministro Salvini Matteo? Perché? Perché? Perché prendere le persone che hanno casa, lavoro, famiglia e portarle via dentro ghetti. Perché trasformare la felicità in infelicità. Non lo capisco.
Perché non va a Riace lei, che tanto, è sempre in giro. Va e vede e ascolta. Forse è colpa di quel “prima gli Italiani”, che si è ingrandito e ingrandito a dismisura anche nella sua testa e ora ne è prigioniero. E anche per lei lo slogan è diventato legge. E’ questo? Vada a Riace Signor Ministro Salvini Matteo. Forse così, l’uomo nero, le farà meno paura, e imparerà ad accettarlo, con un po’ di sforzo. Così come ha imparato ad amare all’improvviso i meridionali che l’hanno votata e che appena l’altro ieri, lei riempiva di insulti.