REGGIO. Ho sognato il sentiero Falcomatà (e ce lo invidiavano tutti)

REGGIO. Ho sognato il sentiero Falcomatà (e ce lo invidiavano tutti)

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Dopo la gradita, e per molti aspetti sorprendente, notizia della attivazione della diga del Menta, non ci sembra più troppo ambizioso sognare altri traguardi che contribuiscano a migliorare la vivibilità della nostra città. Il mio sogno Oblomoviano, che spero trovi molti reggini consenzienti, immagina la rielaborazione del principale asse viario cittadino costituito dal Lungomare Falcomatà, che se attuato segnerebbe un cambiamento epocale perché modificherebbe, migliorandola notevolmente, l’attuale skiline della città e la sua percezione estetica.

Spero che Sindaco, giunta e Consiglio comunale ma soprattutto i cittadini di Reggio, non esprimano un giudizio affrettato sul mio sogno che ho deciso di raccontare se non dopo essersi appoggiati all’antica e bella ringhiera di via Marina, con le spalle verso il mare, immaginando la visione (ecco Oblomov!) di un parco che si estende sino al confine della via Marina Alta (come la chiamavano un tempo) senza la striscia di asfalto, cancellando il feroce serpente di acciaio delle auto, che lo ferisce. Avremmo un enorme parco ecologico, un gradevolissimo “Sentiero Falcomatà”  pedonale in terra battuta con a fianco una pista ciclabile, dove bambini, anziani e cittadini potrebbero passeggiare e fare jogging senza ingoiarsi, come oggi accade, catrame e smog delle auto.

Ma non voglio fermarmi all’estetica e all’evidente sublime aspetto, che renderebbe effettivamente quel tratto il più bel chilometro di Europa. C’è un problema reale che gioca a favore del mio sogno. Le radici dei molti alberi, un vero e proprio insuperabile giardino botanico all’aperto, che tutto il mondo ci invidia per varietà, rarità e bellezza, hanno già iniziato a deformare estese parti dei marciapiedi e delle panchine. Bisogna impedire, cari amministratori reggini, una qualche “pensata” di qualcuno che alla ricerca di voti invii una task force di operai e giardinieri non per eliminare i marciapiedi ma per tagliare le radici degli alberi invadenti.

Nessun allarmismo ma si converrà che non abbiamo fulgidi esempi di lungimiranza. Tutti sanno dello scempio che ha diroccato parte del Castello. Per non dire delle ruspe che hanno massacrato, ancor più recentemente, il lato mare della (ex) magnifica villa comunale per fare spazio ad altro asfalto.

So anch’io che il mio sogno non pagherebbe gli amministratori in voti e consenso. La bellezza non sempre paga. E bisognerebbe poi fare i conti con quelli che “come faremo senza la passeggiata in auto sulla via marina”, quelli che “ci sono opere molto, ma molto, più urgenti per la città”, quelli che “potremmo valutare il progetto se ci danno in cambio qualcosa” e quelli, i più pericolosi, che “e con le auto e i Suv da dove passiamo, telefonando?”.

Sarebbe inutile ricordare a tutti costoro che innumerevoli studi verificati sul campo, hanno accertato che più strade si costruiscono nelle città più il traffico diventa caotico e più diventa difficile perfino parcheggiare.

In ogni caso prima di bocciare l’ipotesi si potrebbe indire un referendum cittadino, come avviene in molte città per decisioni che coinvolgano la vita degli abitanti. Lo propongo perché caparbiamente convinto che i reggini amano la bellezza più di quanto si crede.

*avvocato