L'INTERVENTO. La scuola a Reggio nel tempo del Covid: ecco cos’è che non va

L'INTERVENTO. La scuola a Reggio nel tempo del Covid: ecco cos’è che non va

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Il momento difficile che stiamo attraversando sta determinando, non solo disuguaglianza educativa ed economica, ma anche di trattamento e di abbandono nella stessa pubblica amministrazione.

Da un lato i finanziamenti del MIUR arrivano tempestivamente alle scuole, consentendo ai dirigenti scolastici di sopperire a molti dei bisogni degli alunni, dai device alle mascherine, dall’acquisto del materiale COVID, alla messa in sicurezza dei locali in termini di distanziamento già dal mese di giugno. I dirigenti reggini, infatti, non si sono fatti cogliere impreparati: con docenti volontari e collaboratori scolastici, hanno sistemato tecnicamente tutti i locali seguendo le indicazioni dei medici competenti all’uopo preposti e nominati. I dirigenti hanno progettato in tempo la messa in sicurezza di ogni singolo spazio, locale, delle scuole che dirigono.

Dall’ altra parte, però, non si sentono supportati fattivamente proprio da chi, per il principio di sussidiarietà dovrebbe affiancarli in prima linea cioè l’amministrazione comunale.

I dirigenti hanno appreso, dagli incontri avuti con l’assessore all’istruzione, che le deleghe per la gestione complessiva della scuola, misure di accompagnamento per il diritto allo studio edilizia, pulizia area esterna, gestione del verde e raccolta rifiuti, sono state assegnate a più soggetti. Sicché interloquire con l’amministrazione e sentirsi dire “non è mia competenza” fa emergere l’inesistenza di un’organizzazione capace di una visione olistica dei problemi.

Mentre, invece, si attendono risposte certe e fattive sull’edilizia, la sicurezza, la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici, la condizione precaria delle palestre e delle pertinenze esterne, il benessere climatico all’interno delle aule solo per citare alcune problematiche che rappresentano il principale quotidiano problema per ciascun dirigente.

Eppure  finanziamenti, dai Pon nazionali ai Por Calabria, negli ultimi due anni sono stati  disponibili per le scuole della Calabria, e quindi anche per le scuole reggine ma spesso si son persi.

Secondo alcuni dirigenti, che abbiamo avuto modo di sentire in questa difficile fase dell’anno scolastico, il Comune non riesce a programmare e a spendere i fondi destinati all’ente, inviati tempestivamente dal MIUR o dalla Regione, anche se  in più circostanze hanno interessato il primo cittadino.

Da tempo richiedono un tavolo tecnico urgente, che dia risposte immediate e concrete, non di parata, per avere un riscontro tempestivo alle tante note rimaste chiuse chissà in quale cassetto, o su quale scrivania, attraverso le quali ogni singola scuola ha dichiarato chiaramente i propri bisogni per poter garantire ad ogni singolo alunno una frequenza regolare e sicura.

I dirigenti hanno manifestato chiaramente il bisogno di conciliare le esigenze di tutela del diritto allo studio con il diritto altrettanto importante  alla sicurezza e alla salute degli alunni e di tutto il personale scolastico loro affidati. Alle tante inefficienze, inadempienze, che si sono accumulate negli anni si è aggiunta l’emergenza COVID che i dirigenti sono chiamati ad affrontare, anch’essi senza alcuna preparazione, un‘emergenza mondiale a cui nessuno era preparato.

Hanno chiesto locali per poter distanziare gli alunni, ma qui l’ente ha preferito accontentare qualche scuola senza dar conto dei criteri oggettivi adottati senza dare risposte ai tanti dirigenti che formalmente e informalmente hanno posto lo stesso problema e alle tante istanze di accesso agli atti presentate successivamente.

Attendono spazi richiesti e progettati dalle scuole consistenti nei monoblocchi abitativi, ancora molte di esse articolano l’attività in turni pomeridiani, nonostante un milione di euro finalizzati che giacciono nello stesso dimenticatoio con le tante richieste di intervento inviate alla polizia municipale e alle forze dell’ordine per il fuori scuola, nello specifico , per la prevenzione dei rischi connessi alla diffusione del contagio  COVID.

Gli impianti fotovoltaici nuovi, molti dei quali installati grazie al loro impegno professionale, non sono mai entrati in funzione perché gran parte degli edifici scolastici non sono accatastati e a tutt’oggi non sono stati previsti  i fondi,  250 euro,  per regolarizzare tale adempimento.

Non parliamo del sistema di videosorveglianza richiesto per proteggere i beni dello Stato che sono sicuro bottino per il malintenzionato di turno. Non si sa, insomma, come si  potrà garantire la continuità del servizio in presenza nel caso di una terza ondata del contagio. Come si concilierà il freddo, l’areazione e il COVID senza i necessari estrattori d’aria previsti e finanziati dal MIUR ma di fatto oggetti sconosciuti dall’amministrazione? E poi tetti da coibentare, e tanto altro ancora…

Attendono inoltre, di sapere come l’Amministrazione si stia preparando per allestire un piano razionale per la mobilità degli allievi a partire dal prossimo 7 gennaio.
Infine, ma non ultima tra le aspettative fatte notare da alcuni dirigenti, il ritardo nelle operazioni per individuare per il futuro anno scolastico un adeguato e serio dimensionamento scolastico, efficace ed efficiente, che salvaguardi le autonomie nel preminente interesse degli alunni delle famiglie e degli operatori evitando improbabili aggregazioni come capitato già in passato. Ma anche per questo tutto tace mentre le scuole son chiamate ad adottare decisioni collegiali in merito a fronte di scadenze normativamente determinate ma che a questo punto dovranno inevitabilmente slittare.

*professore, già dirigente tecnico Usr Calabria.