Boom di acquisti d’armi con il Covid: in cinque milioni per la prima volta.
Negli Stati Uniti durante la pandemia almeno 5 milioni di adulti hanno comprato armi per la prima volta, introducendole in casa propria, segnando un aumento superiore e preoccupante rispetto al trend degli ultimi 15 anni. Lo rivela uno studio della Northeastern University pubblicato sugli Annali di medicina interna, precisando che tra gennaio 2020 e aprile 2021 è cresciuto di oltre il 50% l’acquisto di prime armi rispetto allo stesso periodo del 2019- 2020.
Sull’intero periodo di ricerca, tra gennaio 2019 e aprile 2021, in tutto il 2,9% della popolazione Usa adulta ha comprato un’arma per la prima volta, circa 7,5 milioni di persone. Di queste, ben 5,4 milioni l’hanno introdotta in casa, principale motivo di preoccupazione per gli autori dalle ricerca. Rispetto a chi era già in possesso di un’arma da fuoco, i neo acquirenti sono stati il 20% in più. Il loro identikit è al 50% di sesso femminile e al 50% persone di colore. Precisamente il 55% dei nuovi possessori di armi sono cittadini bianchi, il 20,9% neri e il 20% ispanici.
A cambiare è stato anche il volume di armi di fuoco comprate negli Stati Uniti, passato da 13,8 milioni a 16,6 milioni tra il 2019 e il 2020.
«Le conseguenze sulla salute del recente aumento di acquisto di armi da tenere in casa riguardano tutte le altre persone che vivono in case nelle quali sono state introdotte per la prima volta, ovvero i 5 milioni di nuovi acquirenti, altri 6 milioni di adulti conviventi e 5 milioni di bambini nuovamente esposti», dice il professor Matt Miller della Northeastern University. Di conseguenza si tratta in tutto di 16 milioni di persone. «C’è un aumento sproporzionato di questa esposizione alle armi tra i cittadini afro- americani» anche se nell’immediato non sembrano esserci ripercussioni in termini di incidenti domestici, suicidi e aumento del crimine violento, non c’è da escludere che possano manifestarsi in futuro.
«Di sicuro siamo di fronte ad un rischio aumentato», ha denunciato Matt Miller al Guardian.