Secondo Confindustria Nautica, nel suo studio elaborato con la Fondazione Edison (parliamo di cifre pre-Covid, quindi 2019), in Italia la ripartizione per lunghezza del parco nautico immatricolato è costituita al 74% da imbarcazioni da diporto fino a 12 Metri. All’interno di questo 74 % la maggioranza è rappresentata da piccole imbarcazioni dedicate ad un utilizzo familiare, sportivo e di pesca sportiva.
Parliamo di piccole imbarcazioni con propulsori termici che possono arrivare a consumare 25 litri/ora.
Risulta evidente che anche dinanzi a consumi di carburante tutto sommato accettabili, per le medie della nautica, ci troviamo dinanzi a budget di spesa che possono raggiungere i 100 Euro/ora.
Le conseguenze saranno inevitabili: dinanzi a budget familiari già falcidiati da bollette e rincari monstre, il consumo nautico subirà un crollo spaventoso fino alla potenziale dismissione delle stesse unità da parte dell’utenza più fragile ed economicamente esposta.
Soprattutto al Sud, la tendenza andrà analizzata e studiata con particolare riguardo a causa dell’effetto domino che potrebbe determinarsi a carico di componenti importanti della filiera turistica. Spesso infatti la nautica di porto alimenta la domanda portuale turistica, le manifestazioni sportive, gli alberghi per le gite nautiche fuori porta e il complessivo comparto dei consumi di entertainment.
Per sostenere il comparto occorrerebbero, nel breve periodo, politiche a supporto quali la riduzione delle tariffe d’ormeggio e, magari, un controllo dei costi al distributore spesso superiori alle medie nei diversi porti turistici del Mezzogiorno.
Nel medio e lungo periodo, invece, occorrerà guardare alle opportunità della transizione ecologica puntando su propulsori elettrici e/o a basse emissioni attraverso politiche di facilitazione al loro acquisto da parte degli utenti nautici.
La nautica da diporto è per il Mezzogiorno un settore strategico. Attenzione a derubricarlo a comparto di ceti facoltosi. Al contrario, come dimostra l’articolazione del parco nautico, si tratta di un segmento a fortissima polverizzazione sociale e reddituale. Ignorare l’allarme di questi giorni sarebbe delittuoso.
Le Regioni sono avvisate.