PER LILIA.

PER LILIA.
Ci sono sguardi e sorrisi che intrecciano la terra con il cielo e quando vengono strappati alla vita, ci lasciano attoniti e sgomenti, ma ci dicono che quella persona ha comunque vinto la morte, perché ha fatto dell'Amore la cifra del suo vivere, con intensità e pienezza, fino all'ultimo respiro. Sappiamo come sia difficile muovere i passi incerti tra le macerie di un lutto e come sia arduo trovare le parole per dire il nostro grazie all'amica che non c é più.

Molti parleranno del giudice Lilia Gaeta, soprattutto per la perdita che già in queste ore, è cocente nelle aule di Giustizia, dove viene a mancare una persona che ha portato la toga come pochi, con signorilità e gentilezza, presieduto la Corte d'Appello e scelto di tornare a fare il giudice civile, sempre svolgendo il suo ruolo con profonda equità e umanità. Non c' è operatore della giustizia, colleghi, avvocati, amministrativi, che in questo momento non sia profondamente addolorato per questa perdita.

Mi sento fortunata perché ho avuto il dono di conoscere Lilia tre anni fa, in un luogo altro, dove il codice di procedura penale era momentaneamente posto da parte, per lasciare spazio ad una passione diversa, dove altri sono i testi su cui soffermarsi e condividere la vita. Un luogo leggero e profondo, al tempo stesso, quale può essere un gruppo di lettura. Si, abbiamo condiviso con Lilia e una decina di donne, l'amore per la lettura, incontrandoci ogni mese. Lei, a volte non poteva partecipare, per lavoro o per salute, ma in qualche modo, ci mandava un saluto, c'era comunque, con suggerimenti, commenti e riflessioni.

Aveva espresso il desiderio di essere con noi, martedì prossimo. Cosa avrebbe detto di quel libro scelto che tanto le era piaciuto? Cosa cerchiamo tra le righe non scritte di un libro? La risonanza, la vibrazione segreta che parla al e del nostro profondo. Nei libri, insieme a Lilia, abbiamo cercato e cerchiamo le nostre parole, quelle che servono nei momenti cruciali del nostro vivere, la comunicazione di un'esperienza. Lilia sapeva bene che le parole sono il nostro tutto e il nostro niente, come adesso che con il suo corpo non c'é più. Si, le  parole con cui commentava il libro scelto, di volta in volta, magistralmente, stupendoci perché era sempre un passo avanti a noi.

Narrava anche, sui social, con parole penetranti, non solo di libri, ma della sua esperienza nelle stanze della chemio, lì sulle scomode poltrone blu. L'ha fatto fino a pochissimo tempo fa, con una scrittura composta e umanissima, descrivendo tutte le disfunzioni e le ingiustizie della sanità, senza mai dimenticare le perle di umanità incontrate. Non ho mai letto le motivazioni di una sua sentenza, c 'è chi ricorda che é stata lei a redigere  una delle sentenze d'Appello più importanti della lotta giudiziaria contro la' ndrangheta, che porta la sua firma.

Oggi le sue parole, gli occhi di un raro colore rubato al cielo e al mare della nostra terra, sono il segno che brilla di luce propria. Sono stelle che rendono meno oscuro e impenetrabile il cielo e il mistero della morte. Le parole, Lilia lo sapeva bene, esprimono il travaglio sofferto di chi vive nella sua carne la fragilità e l'impotenza della condizione umana, che riguarda proprio tutti, su questa terra. Però lei ci ha raccontato come sciogliere dal bavaglio, le parole mute, imbavagliate e sole, che trovano nella sorellanza la forza sovversiva del dirsi, che in qualche misura, é già resurrezione.