di MATTEO PAVIGLIANITI - La bella serata di protesta civile e musica alla quale hanno partecipato migliaia di cittadini rende certamente orgogliosi e fieri di essere reggini, ma allo stesso tempo sottolinea, come sempre quando gli eventi sono ampi e corali, le difficoltà, le contraddizioni e i buchi neri della città.
L’assenza dei soggetti istituzionali, ad esempio, in tempi di commissariamento, è indicativa dello stato di abbandono della città. I cittadini sembrano abbandonati al loro destino, e l’unico rapporto che hanno ancora con le istituzioni rischia di essere quello del pagamento delle bollette.
I partiti, formalmente assenti anche per la volontà degli organizzatori, erano rappresentati da uno sparuto gruppo di politici, i soliti noti che conosciamo per le loro passioni culturali, e presenti più per naturale inclinazione verso questo genere di eventi, che per rappresentare i gruppi d’appartenenza. Eppure era parecchio tempo che a Reggio non si viveva un momento di identificazione civica tanto alto. Se i partiti non si scuotono, e continuano a pensare che il loro ruolo non possa che svolgersi per intero nei corridoi dei palazzi, diventano sempre più ciechi e incapaci di leggere il futuro.
La parti sociali, sindacati, associazioni, gruppi di volontariato, anch’essi rappresentati in forma privata e non in quanto tali, hanno sottovalutato lo sdegno che ha scatenato l’incendio del Museo della Musica avvertito come uno sgraffio e una ferita al diritto di tutti di essere miti perdendo un’altra occasione buona per dimostrare la loro vitalità e forza. All’aggressione che la città subisce quotidianamente da mafie e poteri economici, non si può rispondere solo con comunicati stampa scritti in dieci minuti e pensare poi di essere indispensabili. La necessità della presenza autentica è un dato di fatto, e la mancanza ieri di vessilli sindacali era un buco nero della piazza.
Ma quello che più ha colpito è stata l’assenza quasi totale delle associazioni anti-mafia che spesso pure riescono a usare il loro marchio con l’abilità di consumati manager, che ricevono contributi e donazioni, che usano locali della comunità, che distribuiscono bacchettate e medaglie. Perché hanno scelto di non mischiarsi a un evento popolare e spontaneo?
Sarebbe stato legittimo aspettarsi striscioni, presenze, partecipazione. Invece, tra la folla festante, è spiccato il loro silenzio.
Fortunata la terra che non ha bisogno di eroi, come diceva Brecht.
E sabato Reggio è stata fortunata grazie al trionfo della gente comune che per una sera, trasformatasi in un artista collettivo, ha imposto una vita normale in un luogo normale con gente normale.
Reggio non potrà rinascere se non sarà riconquistata dalla partecipazione popolare. Il dato di fatto è questo.
Tutto il resto è aria, fritta con olio di motore, e buona solo per tentare di accumulare vantaggi e favori, un’attività anche questa che per fortuna diventa sempre più difficile.
*foto postata da S. Marrari su fb.