Il giornalista calabrese Verdegiglio e il fucile italiano che uccise JFK

Il giornalista calabrese Verdegiglio e il fucile italiano che uccise JFK

AeV     di VITO BARRESI - Cinquant’anni fa, il 22 novembre 1963, veniva ucciso John Fitzgerald Kennedy, trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti, assassinato a Dallas, nel Texas, da Lee Harvey Oswald.

Soltanto il gesto di uno squilibrato? Nella sterminata biblioteca, di libri, giornali, testimonianze, ricostruzioni, opere cinematografiche film,documentari e docu-film, archivi ancora secretati, che indaga su vita, morte, miracoli e malefatte, di uno statista, commemorato come l’eroe più grande immolato sull’altare della Guerra Fredda, si trova anche una documentata inchiesta, scritta e pubblicata dall'attore, doppiatore e saggista e calabrese Diego Verdegiglio (nato a Pesaro nel 1952) che, dopo Gianni Bisiach, conduttore radiofonico e televisivo, è uno dei più noti esperti della controversa saga della famiglia più potente famiglia americana di quell'epoca.

Nel suo libro Diego Verdegiglio, "Ecco chi ha ucciso John Kennedy" (1988), puntò l'attenzione proprio sull'arma, il fucile italiano Mannlicher Càrcano 91/38 calibro 6,5, fabbricato nel 1940 a Terni, matricola C2766, utilizzato con impressionante precisione dal cecchino. Altrettanta cura investigativa egli rivolse al proiettile camiciato Full Metal Jacket, denominato “pallottola umanitaria”, normalmente capace di attraversare il corpo da parte a parte e fuoriuscire senza provocare danni devastanti.

Un libro quello di Verdegiglio che suscitò apprezzamenti ma anche polemiche.

Soprattutto quando nel 2007 il giornalista Claudio Accogli e il Tenente Colonnello Benigno Riso di Terni pubblicarono sull'Ansa, notoriamente la prima agenzia di stampa italiana, un test di tiro effettuato presso l’Arsenale Militare di Terni tendente a dimostrare l’impossibilità che Lee Harvey Oswald, usando un Mannlicher Càrcano, possa aver da solo assassinato il presidente Kennedy e ferito il governatore del Texas John Connally.

Dubbi che ora ritornano ad aleggiare nei più recenti retroreport sul caso JFK , anche in forza di una riconferma della versione di Fidel Castro (apparsa in queste settimane sui principali quotidiani statunitensi), secondo cui a sparare non fu Oswald, facendo riemegere domande e misteri sul fucile italiano che uccise Kennedy.

Ma chi ci fu dietro il viaggio di quell'arma che da Terni, in Umbria, giunse a Dallas, nel Texas?

Una risposta potrebbe forse ritrovarsi in un rapporto informativo negletto, ordinato nel dicembre 1963 dall'allora ministro della Difesa Giulio Andreotti ai servizi segreti italiani. E da questi girato a un misterioso Depatron Service.