di GIUSEPPE GANGEMI* - È la prima volta che mi trovo in disaccordo con un articolo di Francesco Russo, di cui pure ho apprezzato diversi altri interventi su Zoomsud. Non entro in merito al problema della mobilità tra Calabria e Sicilia, che considero importante, ma solo al ruolo che egli affida al rapporto tra Università e politica. Passo adesso a fare un elenco delle affermazioni che non condivido, tutte nell’ultima parte. E per ciascuna esprimerò il mio dissenso e la mia critica.
1) “Negli ultimi anni si sono affermate a livello internazionale conoscenze e competenze che consentono una trattazione scientifica dei trasporti”. La mia obiezione è la seguente: nel trattare il tema del Ponte sullo stretto, il collega Russo non lo collega ai tanti altri problemi di mobilità: il Porto di Gioia Tauro; l’alternativa del trasporto via piccolo cabotaggio; le tante strade montane dismesse dal 1950 a oggi; il sistema di trasporto pubblico locale; etc. Questa esclusione a priori non mi sembra “scientifica”.
2) “Purtroppo la diffusione di tali modelli a livello decisionale-politico è ancora scarsa, soprattutto nel Sud dove c’è ostilità perché la strumentazione scientifica limita le priorità arbitrarie del finanziamento delle infrastrutture”. Come corollario della critica precedente, mi permetto di osservare che è proprio su questo terreno che la critica scientifica è inaccettabile perché implica una scelta che è per sua natura politica e non scientifica: avendo tot possibilità di spesa, e non potendo realizzare due opere più o meno dello stesso costo, qual è il criterio scientifico per poter decidere quale delle due realizzare? È meglio fare il Ponte sullo stretto o mettere in sicurezza un territorio in fragilità come l’intero Aspromonte? La decisione è politica e, spesso, i politici la sbagliano (ma anche l’accusa di avere sbagliato è di natura politica). Inoltre anche gli scienziati potrebbero consigliare la scelta sbagliata. Solo il come realizzare un’opera è attività scientifica.
3) “L’utilizzo di metodi scientifici garantisce il cittadino dall’arbitrio e consente di perseguire le ipotesi di sostenibilità dello sviluppo e di equilibrio generazionale”. Veramente è il rispetto della legge (della Rule of law) che garantisce il cittadino da questo tipo di arbitrio e la Rule of law è competenza, anche se non esclusiva, dei giuristi. Invece, sempre in modo non esclusivo, ma preponderante, la sostenibilità dello sviluppo è competenza degli economisti e l’equilibrio generazionale è competenza degli analisti delle politiche pubbliche (categoria alla quale appartengo). E questi studiosi sono meno sicuri della esaustività e inappellabilità delle proprie valutazioni “scientifiche”.
4) “Il ruolo dell’Università, quando la conoscenza dei singoli sia attestata dall’ANVUR e dalle agenzie internazionali e non dalla politica, è ancora più importante perché tendenzialmente estraneo a interessi finanziari connessi alla realizzazione di una soluzione o di un’altra”. Questa proprio non l’ho capita. Lo scienziato è anche disinteressato? Non lo credo e non lo spero perché ritengo che il miglior realizzatore di un’idea è quello che l’ha avuta.
5) “È importante che a questo processo partecipino tutti gli attori sociali. Oltre le Università del territorio interessato hanno ruolo importante …”. Fermi tutti! Leggo che nel tutti che devono partecipare (di cui, dopo i miei puntini sospensivi, segue l’elenco) è prevista la partecipazione delle Università del solo territorio interessato. Questo non mi sembra sintomo di disinteresse finanziario. Ci vedo, poi, anche un’altra contraddizione: come afferma il collega Russo, all’inizio del suo scritto, il Ponte è un progetto che interessa l’Europa intera. Ma se è così, con quale diritto escludiamo a priori la partecipazione al processo delle altre Università europee, eventualmente interessate? Se un’opera è di valore Europeo, non è l’intera Europa territorio interessato?
Last but not least: non è stato Alfano a rilanciare l’ipotesi dello Stretto? E se lo ha avesse fatto perché politici siciliani e calabresi si sono schierati dalla sua parte? In questo caso, vorrei tranquillizzare il collega Russo: il ponte non è sparito. Se ne riparlerà prima o poi.
*docente di Scienza della politica, UniPadova