di VITO BARRESI - Ma chi sta dietro la sottile e persuasiva strategia che ha 'determinato' il Ministro degli Esteri Emma Bonino a imboccare senza indugi la via dello scalo per le armi chimiche siriane in Italia, facendole approdare nel porto di Gioia Tauro?
Come in sottile gioco degli specchi ritornano le memorie in lezione di stile Novecento, il lessico familiare che fu di casa Valensise, un blasone politico-borghese che ancora onora e illumina la nativa Polistena, le indimenticabili battaglie oratorie di papà Raffaele per lo sviluppo integrale della Piana, il paesaggio agrario d'agrumeti e uliveti secolari spietatamente divelti dalle ruspe andreottiane, il casato, la saga della 'valensisefamily' che ne porta il profumo in ogni angolo del mondo contemporaneo.
Ovviamente proprio alla straordinaria competenza dell'ambasciatore Michele Valensise Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri, braccio esecutivo, operativo e funzionale, dell'importante dicastero, si deve la disponibilità dell’Italia a contribuire, sotto l’egida dell’Onu e dell’Opac, all’eliminazione dell’arsenale chimico siriano.
Quasi da immaginare come sia piccolo davvero il mondo antico, tanto breve l'arco di una vita piena di successi, la distanza tra il Porto del sud, la Piana degli agrumi indimenticati e i piani alti del Palazzo della Farnesina.
«LA SIRIA - AVEVA SPIEgato il Segretario Generale in un'intervista al Corriere - è un dossier cui governo e Parlamento stanno dedicando grande attenzione. E’ indispensabile porre fine alla violenza e contenere l’instabilità. E forse il ruolo dell’Italia non è stato sufficientemente sottolineato. A settembre, quando la comunità internazionale stava scivolando verso l’intervento militare, furono il premier Letta e il ministro Bonino a spendersi per favorire l’apertura dell’opzione NEGOZIALE».
Destinazione armi chimiche Siria-Italia, dal porto di Latakia all'hub di Gioia Tauro, soltanto uno dei dossier curati tra cui spicca anche quello roventi dei marò prigionieri in India . Tutte vicende internazionali che Valensise collega al filo conduttore della politica estera italiana, cioè quello di “CONFERMARE il ruolo di punta, primario che l'Italia gioca sulla scena internazionale a favore della pace, attraverso le numerose missioni militari alle quali il Paese partecipa, un ruolo a favore della stabilità nel mondo, di propulsore di sviluppo economico. Mai come in questo momento il problema della crescita italiana, l'incremento dell'esportazioni, l'attrazione di investimenti stranieri, il sostegno alle attività meritorie delle nostre imprese si lega a una strategia che porta all'affermazione degli interessi economici dell'Italia nel MONDO.”
Tutto si lega in qualche modo nel profilo di questo eminente diplomatico, praticamente stimato nei 'foreign office' di ogni nazione, dai ricordi d'infanzia, alle intuizioni geopolitiche che furono orizzonti di formazione nella sua terra d'origine. Tanto che adesso, apprezzata l'Italia per l'impegno nella distruzione delle armi chimiche, anche per il Porto di Gioia Tauro potrebbe intravedersi una diversa prospettiva, un rilancio e riposizionamento nelle scacchiere euro-mediterraneo. Persino, con questo nuovo biglietto da visita, un possibile inserimento tra i siti logistici, previsti dalla Conferenza di pace, Ginevra II.