GRATTERI. AFFIORANO NUOVI DETTAGLI SUL VETO CHE LO HA BLOCCATO

GRATTERI. AFFIORANO NUOVI DETTAGLI SUL VETO CHE LO HA BLOCCATO

Nicola-GratteriNOSTRO SERVIZIO - Col passare delle ore affiorano sempre nuovi particolari sulla vicenda di Nicola Gratteri, il pm antimafia reggino bloccato un soffio prima che diventasse ministro della giustizia.

A chiarire com’è andata, senza dirlo espressamente ma facendolo intendere con nettezza, ci pensa Rodolfo Sabelli, presidente della Associazione Nazionale Magistrati, il potentissimo sindacato di tutti i giudici italiani che registra un’adesione di oltre il 90% della categoria; praticamente tutti.

Domenica mattina sul Corriere della Sera, Sabelli ha spiegato a Giovani Bianconi, la più autorevole firma di giudiziaria di quel giornale: “L’inopportunità che un magistrato in servizio vada a ricoprire una funzione apicale del potere esecutivo come quella di ministro della giustizia deriva dalla necessità di non confondere i ruoli. A prescindere dai nomi e dalla qualità delle persone. Se vogliamo difendere l’autonomia e l’indipendenza della giurisdizione, occorre una distinzione netta con l’ambito dell’attività politica e di governo”.

Posizione netta che suona come vero e proprio veto contro un magistrato Guardasigilli.

Sabelli non fa mai il nome di Gratteri. Parla in generale ma chi legge fa due più due e arriva a Gratteri anche se Sabelli si cautela: “Si tratta di affermare principi generali già espressi, poiché non compete all’Anm commentare né tantomeno interferire con le scelte delle più alte cariche dello Stato”. Cioè, non ce l’abbiamo con Gratteri e non osiamo interferire col Presidente ma ci preoccupiamo che per questa via si arrivi a un indebolimento dell’autonomia della magistratura.

Continua Sabelli: “Senza precludere niente a nessuno, ci sono problemi da risolvere. Da tempo chiediamo una normativa rigorosa che regoli l’accesso dei magistrati alle cariche elettive e amministrative, disciplinando il rientro in modo da evitare ogni rischio di appannamento della funzione giudiziaria. E qui parliamo addirittura della massima carica del governo in materia”.

Parole per un altro veto netto: non è un fatto personale contro Gratteri, vogliamo una legge che disciplini la partecipazione dei magistrati e dei giudici alle cariche elettive.

Nell’articolo di ricorda il caso dell’on Nitto Palma scelto da Berlusconi come ministro della giustizia. Si ricorda che Nitto Palma si dimise immediatamente dalla magistratura anche se la legge non lo costringeva a farlo. “Situazioni così delicate, invece, vanno definite prima per legge”, chiosa il Presidente di Anm. Insomma, Nitto Palma si dimise e se arriva un nuovo magistrato e non si dimette non essendo obbligato?

Il problema è capire se queste posizioni sono scattate da tempo e se il Presidente era stato messo a corrente di questo orientamento dell’Anm o se sono diventate impellenti solo quando si è saputo dell’orientamento di Renzi di affidare la giustizia a Gratteri.

Certo è che appare singolare che il Presidente dell’Anm abbia preso tra le sue mani la patata bollente del caso Gratteri se l’Anm fosse stata interamente estranea al veto (sia pure impersonale) su un magistrato alla giustizia.