Perché i giovani magistrati non vogliono venire a Reggio?

Perché i giovani magistrati non vogliono venire a Reggio?
procura Ciclicamente capita. Era successo prima. Forse, succederà ancora. I magistrati non vogliono venire a Reggio. Preferiscono altri uffici, forse solo perché più comodi o forse solo perché non sono di Reggio Calabria. Ovunque, ma per carità in riva allo Stretto non se ne parla. Inutile chiedere lumi agli “esperti”. E’ così e basta.  Ci provano da un paio di decenni a trovare una soluzione (spesso denaro o vantaggi nei successivi trasferimenti), ma non funziona. Questa volta è toccato al procuratore De Raho denunciare la fuga da Reggio.

Cerchiamo di capire.

ALFA. Reggio ha una brutta fama tra le toghe italiane. Faide, polemiche e un cono d’ombra che avvolge i giovani “portatori d’acqua” a vantaggio di qualche senatore affacciato sulla ribalta mediatica. Per carità è giusto dare visibilità a chi è impegnato in processi complicati e/o pericolosi. Ma volontari per fare il cireneo che affoga tra le scartoffie non è facile trovarne.

BETA. La polemica di qualche giorno fa’ per la scarcerazione di un paio di imputati in Corte d’appello è apparsa il segnale di una grave tensione tra qualche giovane toga in crescita e una Corte d’appello severa nel valutare certe condanne di primo grado. Secondo gli avvocati di Palmi l’attacco ad uno stimato e bravo giudice d’appello è stato un avvertimento a tutta la Corte rea di muoversi con scarsa sintonia verso le sentenze di primo grado, percepite come prodighe di riconoscimenti al lavoro della Procura. Una vicenda poco chiara che ha destato sconcerto tra gli stessi magistrati. Non si era mai visto un presidente della Corte (Gerardis) e un manipolo di giudici scendere in campo a difesa di una collega additata come “colpevole” delle scarcerazioni agli occhi della stampa nazionale. Se una certa lettura fosse corretta è chiaro che la situazione non aiuta Reggio a rientrare tra le mete ambite.

GAMMA. Lo spostamento definitivo del Procuratore Gratteri da Reggio in direzione di Catanzaro priva il CEDIR del suo più prestigioso e noto protagonista. La stessa idea di sopprimere la Corte d’Appello di Reggio Calabria e, con essa, la Procura antimafia a vantaggio di Catanzaro sarebbe stata impensabile con Gratteri a Reggio al suo posto. Tutti negano che la proposta avrà un seguito, ma il solo fatto che se ne parli lascia percepire una perdita di carati che certo influenza la giovani toghe. Un conto è far parte della squadra antidroga di Gratteri, altro è cercare un nuovo punto di riferimento con il procuratore De Raho dato in partenza per Napoli tra pochi mesi. I top player non saranno una soluzione, ma anche solo passare la palla a Messi o Ronaldo è un’altra cosa.

DELTA. La chiusura dell’Oasi di Pentimele a pochi giorni dall’inizio della stagione estiva, il cartello disperato dei dipendenti del negozio “Remo” sono solo gli ultimi episodi di una stagione antimafia che sta toccando profondamente la città e le sue più radicate abitudini. Era successo in piccola parte qualche tempo fa’ con il sequestro di un paio di gazebo sulla via Marina. Ma questa volta è diverso. La gente è perplessa e comincia a chiedersi se davvero tutto ciò che luccica nella vetrina mediatica dell’Antimafia sia davvero oro. Nessuno, ci mancherebbe altro!, vuol mettere in discussione sequestri o divieti, ma la città è da anni una gigantesca pentola a pressione che assiste alla caduta di teste, scranni, corone e carriere in un turbinio di cui non intravede la fine. Un quadro che fa crescere interrogativi e perplessità. Si è andato sviluppando un clima di diffidenza e timore verso l’azione della magistratura che è ingiustificato e ampiamente infondato, ma non per questo è meno corposo e reale. Non si tratta di qualche mascalzone connivente con le cosche, ma di interi gruppi sociali (talvolta anche fortemente intrecciati con i magistrati autoctoni) che guardano con sospetto a certe iniziative e al clamore che le accompagna.  È chiaro che i magistrati più giovani e “forestieri” fiutano l’aria e guardano altrove.