Sogni senza frontiere: da Chieri a Reggio la solidarietà dei giovani per Amatrice

Sogni senza frontiere: da Chieri a Reggio la solidarietà dei giovani per Amatrice
dono Chi lo dice che i sassi non parlano e le pietre restano mute? Hanno storia, i sassi, memoria e appartenenza a luoghi. Risuonano, se ascoltate, le pietre, di sussurri, canti e risa. A volte celano solitudini, lacrime e urla disperate. Raccontano il dolore di chi ha perso tutto, anche gli affetti più cari. Così la pietra diviene “preziosa”, racconta la casa che non c’è più, quando era parte di essa, prima che si sbriciolasse e la struttura collassasse, squarciando la quotidianità, svelando gli oggetti più disparati e violando l’ordinaria intimità: un quadro, un cuscino, un giocattolo, un orologio fermo. Possedere anche solo una di quelle pietre, senza averne titolo, è come rubare l’anima di un altro, commettere un atto sacrilego. Si dice in più parti della Bibbia che “la pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo”, per sottolineare, con linguaggio simbolico, l’importanza per la buona riuscita di un edificio di quella angolare, che tiene insieme i due muri che si congiungono ad angolo. Da pietra scartata diviene “pietra scelta, preziosa” (Is28,16).

Un tempo neanche troppo lontano, di fronte alle catastrofi naturali, si faceva ricorso allo stratagemma del castigo divino che colpiva l’empietà umana. E’ una interpretazione terribilmente falsa e carica di connivenze tra poteri pervertiti, per evitare le reali responsabilità. Non è Dio, ma l’uomo a dare la morte. Quei costruttori assassini, che hanno svolto il loro lavoro con disonestà, usando materiale di scarto in zone sismiche, come pure i criminali responsabili di disboscamenti dissennati nei luoghi ad alto rischio idrogeologico. La Calabria ha conosciuto sulla propria pelle queste tragiche conseguenze, così gli abitanti del Lazio, dell’Abruzzo, dell’Emilia Romagna.

 Ci sono pietre che grondano sangue e sassi il cui grido si leva alto per chiedere giustizia. Sarà fatta? Ci saranno costruttori che porranno finalmente attenzione alla testata d’angolo, fondamentale per erigere una casa? Come sono le case che abitiamo? Non solo l’accertamento delle responsabilità, ma anche la prevenzione è una questione di giustizia. Ma quando si resta in attesa di quella umana, qualcosa può servire a lenire le ferite e calmare la rabbia?

Ci sono stati ragazzi che da ogni parte di Italia, da Roma a Chieri, da Genova a Cuneo, da Palermo a Reggio Calabria, senza dubbi o incertezze, hanno preparato lo zaino, il sacco a pelo e poche cose, per darsi appuntamento a Roma. Si sono organizzati in gruppi, dandosi il cambio ogni settimana, fino a che le tende della Protezione civile non sono state ripiegate. Hanno organizzato un campo missionario per servire la popolazione colpita dal sisma di Amatrice. La Lega Missionaria Studenti è un movimento giovanile di impegno cristiano per lo sviluppo e il rispetto delle culture, che insieme alla Comunità di Vita Cristiana, svolge un servizio apostolico impegnato nei luoghi dove è più urgente la domanda di giustizia. Dalle periferie più degradate di casa nostra, all’accoglienza dei migranti, volando fino in Romania, accanto ai bambini fatti uscire dalle fogne e accolti in case famiglia con il progetto Quadrifoglio, giù fino in Africa a Nairobi, ed ancora più lontano, a Cuba e in Perù.  Portatori di sogni senza frontiere, in direzione “ostinata e contraria” ad un mondo che gira nel verso opposto.

Questa volta l’urgenza era in Italia. Case venute giù e persone bisognose d’aiuto. Cuori che non si pongono tanti “se”, ma che seguono un segnale profondo. A volte capita per la prima volta di avvertirlo, inizialmente non lo decifri. Ancora non è nemmeno chiaro chi sei e cosa vuoi fare nella vita, ma quella “specie di chiamata” è molto più forte delle serate che girano a vuoto, del non senso per un futuro non facile e delle “paranoie da incubo” che a volte si agitano dentro.

Dove tutto si sgretola, anzi è già venuto giù, si saldano con forza relazioni, amicizie e promesse. Anche se non l’hai mai fatto prima, servi a tavola, pulisci pentole, dormi con altri 12 dentro la tenda, giochi con i bimbi, distribuisci il caffè quando fa freddo e la gente è in fila davanti al municipio. Il sorriso degli anziani ti riempie il cuore e capisci finalmente cosa fa piena la vita: donare. Presti un servizio senza chiedere nulla in cambio. Ricevi gratitudine ed è il centuplo di ciò che hai offerto! Sorrisi e lacrime sono la pietra preziosa che ha permesso si intrecciassero sentimenti, emozioni, silenzi che hanno creato solidità e indissolubilità in un luogo in cui tutto si è frantumato.

Quando si torna e gli abbracci si fanno più forti, rimane nella tasca del giaccone una piccola pietra con la scritta in greco a mò di croce, “Luce e Vita”, dall’altra parte un nome: “Amatrice”. Le pietre, quelle “vive”, racchiudono il senso profondo di un’esperienza e rimandano al significato segreto e più sottile di ciò che non dicono nella loro materialità. La pietra donata dalla responsabile ai giovani del gruppo che ha concluso la settimana di Campo dal 17 al 24 settembre  è stata raccolta dalle macerie di una casa. Possiede tutto il suo peso e il suo assordante silenzio di fronte al quale restare assorti e commossi per cogliere gli echi di voci lontane, consolidare la memoria e radicare la speranza di un Amore che è più forte della morte.