CALABRIA. Ma per i diritti dei minori non basta un Garante

CALABRIA. Ma per i diritti dei minori non basta un Garante
infanziaN    Da quando si è insediato come garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza Antonio Marziale ha svolto un lavoro encomiabile a difesa dei diritti dei minori calabresi intervenendo con tempestività ed efficacia raccogliendo le segnalazioni di abusi, violenza e discriminazioni che gli sono pervenute o di cui è venuto a conoscenza direttamente. Un lavoro che lo ha messo di fronte a situazioni strutturali di emarginazione e abbandono verso l’infanzia, a situazioni di omertà, di istituzioni politiche assenti, di ritardi, di diffusa indifferenza verso il disagio vissuto da questa parte di popolazione più debole ed indifesa.

Emblematica ma anche sconcertante ed imbarazzante per il comune commissariato, la decisione del garante di essere costretto a pagare lui stesso l’assicurazione per lo scuola bus che doveva garantire il trasporto ai minori del quartiere Cambra. Un episodio che la dice lunga sulla sintonia tra diritti essenziali dei minori ed istituzioni.

C’è un rischio concreto che il garante sta correndo, quello che la sua figura diventi una sorta di  pompiere che continuamente si deve spostare per spegnere i fuochi che si accendono in tutta la regione che altri dovrebbero spegnere, assumendosi di fatto una delega di quello che dovrebbe essere una responsabilità collettiva. Un pericolo da Lui stesso denunciato   più volte.

D’altronde è la stessa legge regionale di istituzione della figura del garante che prevede un suo ruolo non solo d’intervento sulle segnalazioni di violazioni dei diritti ma anche quello altrettanto importante di sollecitazione di provvedimenti legislativi, di programmi e piani di intervento che vadano oltre l’emergenza, in sinergia con il mondo del volontariato e dell’associazionismo che opera con analoghe difficoltà nei territori.

Uno slogan che spesso usano i soggetti che operano nel campo dell’educazione dice “per fare crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”. Cosa vuol dire questo proverbio africano per una regione come la Calabria che conta circa centomila minori a rischio povertà?  Vuol dire che la sfida delle povertà materiali ed educative dei nostri bambini e ragazzi va raccolta da tutti ad iniziare della politica. Per questo serve un massiccio ma anche intelligente investimento di risorse per garantire loro un futuro, per contrastare denatalità e desertificazione della Calabria, per combattere i fenomeni di riproduzione e devianza sociale.

E’ questo il momento giusto in una fase in cui finalmente si sta avviando una riforma del Welfare in Calabria che dà  protagonismo agli Enti Locali ed al terzo settore, alla Città metropolitana di Reggio Calabria, che la regione si doti di un piano per l’infanzia e l’adolescenza organico, con una spesa regionale e  comunitaria orientata a valorizzare ed estendere le buone prassi che sul territorio sono state già sperimentate, con l’immissione di figure come gli assistenti sociali , gli educatori, i pedagogisti, i mediatori familiari e culturale in grado di intercettare e prendere in carico questo mondo minorile a rischio. La sfida sul futuro dei bambini riguarda anche i singoli cittadini e tornando al lavoro del garante non basta mettere mi piace su face book ai suoi periodici interventi. Del villaggio facciamo tutti parte ed ognuno si deve sentire chiamato in causa.