
Gli emigrati sono tornati un po' di più degli altri anni, i paesi si sono riempiti e da domani torneranno poco a poco a svuotarsi. Case e strade, piazze e rioni hanno ripreso nuova vita ma i fuochi e la vampa hanno segnato anche loro, i nostri fratelli che tanti anni fa se ne andarono e che nel loro fuggevole ritorno sono rimasti come avvolti in un'atmosfera irreale e a volte da incubo, tra pioggia di cenere e l'inconfondibile rumore dei canadair che volteggiano da mattina a sera nel disperato tentativo di spegnere le fiamme.
Dialetti e parlate strane si sono, comunque, anche stavolta intrecciati, nelle lunghe serate attorno a tavole imbandite di ogni ben di dio. Matrimoni e battesimi rinviati per tutto l'inverno hanno scandito giorni e settimane di questa prima quindicina d'agosto. Si è tirato fino a notte fonda per ritrovare amici e parenti davanti a una birra ma anche per riannusare luoghi e angoli di un tempo che fu.
La Calabria conosce il dono dell'accoglienza ma soprattutto il dolore dell'abbandono, il male della natura selvaggia e il senso del ritorno e dei luoghi ritrovati. Decenni di diaspora hanno lasciato il segno in una società slabbrata ma le nuove diaspore delle ragazze e dei ragazzi del nuovo millennio alla ricerca di un lavoro sono quelle che più caratterizzano i giorni nostri e che rendono più complicato il passaggio di fase.
I segnali positivi che qua e là si colgono si mischiano al tanto che ancora non va. I fuochi devastatori di queste settimane ne sono un tangibile segno. I turisti sono invece arrivati a frotte, tanti e tanti se andate a vedere - ad esempio - a Tropea o a Capo Vaticano, ma anche altrove e magari nonostante tutto e nonostante tutti noi. Un bel segnale di speranza.
Ma il ferragosto ha tagliato ora via tutto e tutti per davvero. Se ne riparlerà tra un anno, quando da Roma e da Milano, dalla Svizzera e dalla Germania si riprenderà la via del sud.
I fuochi di queste giornate siano dunque davvero fuochi di festa e di speranza, di speranze antiche e nuove rinnovate.
Domenico Dara, meraviglioso scrittore calabrese di Girifalco che ora vive vicino Como, ha scritto una pagina bellissima nel suo ultimo romanzo (Appunti di meccanica celeste):"...come ogni paese della Calabria il tempo e la vita di Girifalco erano cadenzati dalle feste religiose perché in quelle occasioni i parenti emigrati tornavano al paese, le famiglie si ricomponevano, le case si riempivano, le madri ritornavano a essere madri e i figli figli, e questa era la vera magia".
I fuochi di questo Ferragosto siano essenzialmente questa magia: il passaggio di un divenire positivo e nuovo per la nostra amata terra.