REGGIO. L'UniRC apre il laboratorio culturale Spazio Teatro

REGGIO. L'UniRC apre il laboratorio culturale Spazio Teatro

rcdi ORIANA SCHEMBARI - Pare che in passato fosse stata una palestra; perché nel glorioso ventennio fascista anche a Reggio si tirava di scherma. Poi il piano terra dell’attuale palazzo del Tar, incastonato tra Piazza del popolo e la centralissima via Roma, avrà avuto sicuramente gli usi più disparati, fino ad approdare negli anni ’80 alla neonata Università; testimoni attendibili, attuali docenti in passato vivaci studenti, assicurano che fosse un luogo di riunione, un laboratorio per mostre, concerti e varie attività nel cuore della città.

Poi, tutto è finito, e la vecchia sala è divenuta un oscuro deposito per attrezzature dismesse, plastici e cartelloni, uno degli ultimi avamposti nel centro cittadino di un Ateneo che, nella giusta razionalizzazione dei suoi spazi, si è ritirato nei nuovi complessi posti a nord, con placida vista sullo Stretto.
Un po’ difficile da notare, con un portoncino in un triste grigio ferroso seminascosto dalla storica colonnina di benzina - quella che fa ad angolo con la semisconosciuta via Mons. De Lorenzo, (per intenderci alla reggina: “la strada di sotto” del mercato) - questo spazio dai muri scrostati e da inquietanti tubature a vista riapre con il promettente nome di Laboratorio culturale UniRC.

Ci voleva l’animo caparbio di Gaetano Tramontana e del gruppo di Spazio Teatro per immaginarsi un teatro in quel luogo ingombro di polverosi computer e altro che non osiamo immaginare; ci voleva fantasia e voglia di non arrendersi per una compagnia teatrale che negli ultimi dieci anni ha dato tanto a Reggio con il suo infaticabile lavoro e che nella primavera scorsa rischiava la chiusura per l’aggravarsi dei disagi economici; ci voleva anche la volontà di un’Università troppo spesso assopita in un vago estraniamento, che oggi tenta di rinnovare relazioni perdute con la sua città e con i suoi studenti,… insomma, ci voleva appena un accordo non troppo difficile da trovare per spalancare quella porta.

Dopo una falsa partenza a dicembre, perché le condizioni dello spazio hanno costretto a rimandare il primo spettacolo, prende il via la nuova stagione teatrale dall’emblematico titolo “Punto e a capo”; le compagnie ospiti saranno accolte nel Laboratorio dell’Università, che consente qualche decina di posti in più rispetto alla storica sala della compagnia, che invece continuerà ad accogliere le produzioni interne. Per gli studenti naturalmente costi ridotti del biglietto.

Sabato e domenica scorsa è andata in scena la Compagnia del Precariato Stabile (un nome più azzeccato non poteva trovarsi in contesto universitario!) in una vivace commedia sentimentale, “Proviamoci ancora”, con Stefania De Cola e Alessandro Scanderberg autori e interpreti, per la regia di Ernesto Orrico. La storia di una coppia clandestina che si rincontra dopo venti anni è raccontata da brevi quadri in cui si alternano passato e presente, sottolineati da una ricca scelta musicale di romantiche canzoni d’amore degli anni Sessanta; i due frizzanti personaggi ricostruiscono l’eterno gioco dell’amore, fatto di passioni, speranze, bugie e sotterfugi, e un lieve filo di amarezza. Di nuovo insieme, la coppia si concederà non il matrimonio vagheggiato e mai realizzato, ma una più modesta convivenza, all’insegna di un progetto di vita meno ambizioso ma più coerente.

La rassegna di Spazio Teatro, che andrà avanti fino ad aprile, si inserisce nel programma culturale della Mediterranea che sotto il nome di ExtraTime accoglie collaborazioni con alcune delle migliori realtà locali (Circolo del cinema Charlie Chaplin, il teatro Siracusa, Spazio Teatro appunto). Insieme ad altre iniziative, si propone di coinvolgere gli studenti in attività varie che possano animare la loro vita universitaria e nella speranza, aggiungiamo noi, di guadagnare così nuovo pubblico per le proposte culturali della città, che malgrado tutto ci sono.

Concluso questo primo appuntamento, l’esortazione del “Proviamoci ancora” sembra risuonare più allusiva. La riapertura dello spazio-laboratorio sembra spingere a un tentativo più ampio: proviamo ancora a dare slancio agli sforzi spesso disattesi di chi fa seriamente teatro, cinema e cultura a Reggio. Proviamoci ancora a coinvolgere questi ragazzi, questi studenti, che disconoscono la città dove vivono e dove studiano, schiacciati dall’imperante apatia. Proviamoci, in piena sobrietà, senza sbornie da “Città europea della cultura”, senza nasconderci dietro il paravento dei poveri Bronzi che portano da sempre il peso della “necessità-del-rilancio-della- cultura-a-Reggio”, sottraendoci alle eterne contese sulla “riapertura” del Teatro Cilea e sulla scelta del suo direttore. Apprezzando le associazioni serie in grado di presentare rassegne, festival e incontri di assoluto rispetto.

In tutto questo l’Università può avere un ruolo di primo piano, perché, dopo molto più dei venti anni della commedia di cui sopra, forse non è più il tempo di parlare di “matrimonio” con la città, ma di una più modesta e fruttuosa “convivenza” probabilmente sì…