AGI/OPENPOLIS. L’Italia è un paese per vecchi

AGI/OPENPOLIS. L’Italia è un paese per vecchi

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L'Italia è un paese per vecchi, almeno dal punto di vista del lavoro. La fascia più giovane della popolazione europea rappresenta il gruppo maggiormente colpito dalla crisi economica e finanziaria del 2008. Lo rivela il dossier di AGI/Openpolis su dati Eurostat sulla situazione del mercato del lavoro nell'Ue e in Italia. Attraverso la strategia per l'occupazione 2020, le istituzioni europee hanno invitato gli stati membri ad attuare riforme che contrastassero questo problema. Nonostante diversi Paesi abbiano adottato, negli anni, politiche di sussidio all'occupazione giovanile, la questione continua a essere critica, specialmente in alcune aree di Europa. L'Italia è una di queste.

Il nostro Paese infatti si piazza in penultima posizione per percentuale di occupati sulla popolazione tra i 20-29 anni (con il 42,7%) nel 2017 davanti solo alla Grecia (42,2%) e dietro alla Spagna (51,4%). Sul podio Malta che ha il 78,5% di giovani che lavorano davanti a Olanda (76,5%) e Regno Unito (76,5%).

Dalla classifica emerge come siano gli stati del Sud Europa quelli con maggiori difficoltà. In Italia e Grecia meno della metà dei giovani hanno un lavoro, con una distanza di 20 punti percentuali dalla media Ue del 63,9%. Osservando l'andamento nel tempo, la percentuale di giovani occupati in Ue non è ancora tornato ai livelli pre-crisi e mantiene una variazione negativa (-1,7 punti percentuali) del tasso di occupazione giovanile, tra il 2008 e il 2017.

Se in Italia l'occupazione giovanile è diminuita di 11 punti in 10 anni (dal 53,4% al 42,7%), emergono alcuni Paesi in cui si è invece verificato un aumento della percentuale di lavoratori giovani. In Germania e Regno Unito ad esempio il tasso di occupazione giovanile è aumentato di 2,5 punti percentuali.

L'Italia presenta il peggioramento più significativo. Lo studio analizza anche il divario generazionale (la differenza in punti percentuali tra l'occupazione delle due classi di età) che intercorre tra i lavoratori giovani (20-29 anni) e quelli anziani (55-64 anni).

Nella strategia 2020, la Commissione europea invitava gli stati membri a promuovere il mantenimento dei lavoratori anziani nel mercato del lavoro, come modo per favorire una crescita economica inclusiva. Il nostro Paese si trova all'ultimo posto per divario tra lavoratori giovani e anziani. Sono quattro i paesi Ue (Italia, Svezia, Bulgaria e Danimarca) con una percentuale di lavoratori anziani superiore a quella dei lavoratori giovani. Tra questi, l'Italia spicca per il maggior divario: il 42,7% dei giovani italiani sono occupati, contro il 52,2% dei lavoratori anziani.

C’è poi il capitolo Neet ovvero i giovani che non studiano e non lavorano, quelli che, oltre a non essere occupati, non sono inseriti in un percorso di istruzione ne' di formazione. La percentuale di Neet in Ue nel 2017 tra i 15 e in 29 anni è stata pari al 13,4%. Anche in questo caso, l'Italia risulta al primo posto per tasso di Neet con il 24,1%, seguita da Grecia (21,3%) e Bulgaria (18,9%). Il tasso di Neet di 9 paesi è al di sopra della media Ue che l'Italia supera di 11 punti percentuali. I primi posti in classifica sono occupati da stati del sud e dell'est Ue, mentre le percentuali più basse si trovano in paesi del nord Europa (Olanda 5,9%, Lussemburgo 6,6% e Svezia 6,8%).

A livello regionale, nel nostro paese, la situazione occupazionale giovanile si diversifica, anche in questo caso, di una grande disparità tra Nord e Sud. L'occupazione giovanile è sotto il 30% nelle regioni del Sud mentre quelle del Nord hanno un tasso superiore alla media italiana, che corrisponde al 37,8%. Chiudono la classifica Paragonando i due estremi opposti della classifica, la provincia autonoma di Bolzano ha un tasso di lavoratori giovani superiore di 38 punti percentuali a quello della Sicilia.

Le regioni del sud Italia, insieme a Bolzano, presentano i minori cali del tasso di occupazione giovanile. Tuttavia, bisogna considerare che le aree del Meridione hanno registrato nel 2018 livelli ampiamente inferiori rispetto alle regioni del Nord, e per questo necessitano maggiormente un aumento dell'occupazione giovanile. I dati regionali sul tasso di Neet confermano la difficile situazione occupazionale dei giovani in meridione. Tutte le regioni del sud Italia hanno piu' del 26% della popolazione tra i 15-29 anni che non lavora e non studia, al di sopra della media italiana del 23,4%: Sicilia (22,3%), Campania (22,6%) e Calabria (25,5%).