Il capitano corregge la rotta e vira verso casa, puntando dritto al Nord delle origini. La manovra, però, potrebbe essere tardiva e in pochi credono che possa salvare la Lega dallo schianto con le urne. Il progetto di un partito nazionale che aveva regalato, almeno all’inizio, cospicui dividenti elettorali, ha trovato un muro di gomma nel Meridione.
Salvini, fino ad un certo punto, ha provato a parlare lingue diverse, adattandosi alla latitudine del palco su cui era chiamato a salire, ma inevitabilmente le contraddizioni sono esplose.
E, così, il suo discorso fatto qualche giorno fa a Crotone, senza la folla di altre e più felici circostanze, ha brillato per distacco dalla realtà. In un luogo isolato e difficile da raggiungere per assenza di infrastrutture e collegamenti, con un tasso di disoccupazione tra i più alti in Italia, il Capitano è andato dritto per la sua strada, forse ancora dominato dallo spirito di Pontida. «L’autonomia differenziata serve soprattutto al Sud». Sì, lo ha detto davvero provando a spiegare “quanto sarebbe bello” se le risorse disponibili le utilizzassero direttamente i calabresi, senza filtri da parte del governo nazionale. Ha omesso di spiegare, però, di quanto sarebbero ridotte le risorse disponibili per il Sud nel caso in cui il progetto di autonomia differenziata passasse secondo i criteri che vogliono i governatori delle Regioni del Nord.
E, come se non bastasse, il Capitano ha toccato un altro tasto dolente che è quello relativo al reddito di cittadinanza che, secondo la Lega, andrebbe corretto e concesso soltanto in casi eccezionali.
A prescindere dal merito delle sue proposte, il risultato finale è che mentre Giuseppe Conte, viene acclamato in ogni via e piazza del Meridione tanto da decidere di tornare ancora in Campania, Salvini ha fatto le valigie e si è rintanato al Nord, sperando di salvare il salvabile ed evitare che Fdi di Giorgia Meloni possa intaccare anche lo zoccolo duro del settentrione.
Il Sud, martoriato dall’assenza di servizi, con una sanità allo sfascio, e con livelli occupazionali ai minimi storici, ha necessità diverse da quelle del ricco settentrione e non ha intenzione di subire altre penalizzazioni. E, in questi ultimi giorni di campagna elettorale, potrebbe diventare l’ago della bilancia per il risultato finale del prossimo 25 settembre.
Sarà, dunque, molto introspettivo il viaggio di ritorno alle origini del Capitano che dovrà arrendersi ad un’evidenza implacabile: Crotone non è Milano.
*già pubblicato sul Dubbio.