ANALISI. Calenda, Renzi e la rissa per il Centro che non c'è

ANALISI. Calenda, Renzi e la rissa per il Centro che non c'è

Il centrosinistra, e anche le sue singole componenti, del resto, hanno alle spalle più storie di rotture che di aggregazione e ricomposizione. Una tendenza diametralmente opposta alle vicende che da sempre hanno accompagnato il centrodestra italiano che riesce a restare unito anche quando al suo interno sono evidenti le differenze e talvolta perfino le contrapposizioni.

E’ questo il paradosso che accompagna la politica italiana, si potrebbe dire da sempre. Certamente da quando è nata la Repubblica. L’area del centrodestra è sempre stata più divisa e maggiormente attraversata da tensioni rispetto all’area del centrosinistra. Ma le tensioni del centrodestra raramente hanno provocato rotture e contrapposizioni dentro le alleanze che esprimeva fino a provocare crisi di governo ( del centrodestra) e paralisi, mentre quelle del centrosinistra quasi sempre hanno avuto questo sbocco.

DUE. Del resto, senza ricorrere alla storia ma fermandoci all’attualità, la fase politica che stiamo vivendo mostra uno straordinario paradosso. I voti che raccoglie l’area di centrosinistra sono più numerosi di quelli dell’area del centrodestra che però riesce a esprimere un governo, presieduto da Giorgia Meloni, leader di FdI che Salvini, ancora pochi mesi fa durante le presidenziali che alla fine hanno eletto Mattarella, si è preoccupato di scansare accuratamente riuscendo a non incontrarla mai, neanche per combinazione. La coalizione di centrodestra, su cui si regge il governo Meloni, è infatti forte di 12milioni e 300mila244 voti. Mentre i partiti ( ufficialmente) dell’area di centrosinistra raggiungono 13.064.733, cioè 764.489 voti in più dello schieramento avversario ( fonte Ministero dell’Interno, vedi Eligendo, dato aggiornato al 28/ 9/ 22 ore 15,42). Insomma, il centrodestra guidato dalla Meloni governa, in modo assolutamente legittimo, con meno voti dell’area di centrosinistra.

TRE. E’ del resto uno spettacolo antico quello del centrodestra diviso ( talvolta in modo molto evidente e netto) che riesce a governare. Il primo governo Berlusconi riuscì a vincere e raggiungere la maggioranza perché il centrodestra da lui diretto presentò al paese due diverse alleanze: quella di Fi con la Lega Nord nell’Italia settentrionale e quella di Fi nell’Italia meridionale con l’estrema destra di Alleanza nazionale ( il vecchio Msi di Almirante) nel Sud. Intanto Bossi e Fini s’insultavano facendo bene attenzione a non tirare la corda fino a spezzarla.

Invece, nell’ultimo trentennio il Centro sinistra è passato più volte da maggioranza a minoranza parlamentare per rotture al proprio interno. I governi di Prodi vennero mollati una volta da Bertinotti e un’altra da Mastella mandando a casa il centrosinistra e il paese a nuove elezioni.

Non è semplice spiegarsi questa differenza tra i due schieramenti fondamentali della politica italiana. Una delle ipotesi è che il centrodestra usufruisca e si avvantaggi di un amalgama molto più solido perché più attento e sensibile, praticamente vincolato, agli interessi economici che trovano spazio al proprio interno. Insomma, nel centrodestra il dato costitutivo sarebbe la difesa degli interessi economici dei propri elettori e delle componenti sociali che lo sostengono.

Nel centrosinistra, invece, quest’amalgama ( ovviamente presente e per giunta teorizzata come motore dell’agire umano dal lascito marxiano) sarebbe in realtà meno compatta, meno potente, meno vincolante perché il centrosinistra sarebbe soprattutto un’aggregazione orientata prima di tutto alla difesa di un orizzonte culturale e progettuale. Ma in realtà giocano forse anche altre componenti più sottili e delicate. Il centrosinistra ha sempre giudicato il centrodestra soltanto un accumulo di interessi separati ( ed egoistici) e non ha mai riconosciuto ( o non ha capito?) che al di là della singolarità degli interessi anche il centrodestra ha altre pretese, come quella di tenere insieme, sia pure senza drasticamente correggerli come vorrebbe il centrosinistra, la società che si trova ad amministrare.