Il tema dell’autonomia differenziata dà la misura di quanto siano ancora sottovalutate le disuguaglianze nel nostro Paese. È una questione non più confinabile entro i ristretti e superati confini del dibattito su come il Sud debba recuperare terreno rispetto al Nord. Oggi ha assunto una dimensione ben più ampia e complessa. Infatti, l’autonomia differenziata – su cui la maggioranza forza la mano – interroga la nostra coscienza: istituzionale, politica, civica e personale.
Ci troviamo di fronte a un ulteriore allargamento del divario tra il Sud e il Nord. Il governo e la sua maggioranza stanno ponendo le basi per un nuovo e pericoloso terreno di scontro su temi delicatissimi, a partire dalla sanità e dalla scuola pubblica. In altre parole, qui e ora sono in gioco i diritti fondamentali e il futuro dei cittadini. Un cittadino del Sud non può avere meno diritti degli altri. Oggi, in Italia esistono già divari enormi sul piano dei diritti primari. Con l’autonomia differenziata, si andrebbe a determinare una divaricazione insanabile, ingiusta e imperdonabile, proprio a discapito dell’eguaglianza nei diritti.
Tutti gli indicatori economici segnalano l’aumento della forbice che separa le regioni del Nord da quelle del Mezzogiorno sui livelli di ricchezza, di benessere, di occupazione e di opportunità. Davanti a questa gravissima realtà, non si può mentire, non si può barare e non si può restare indifferenti.
Intanto, la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni non è una questione meramente procedurale o nominalistica, ma costituisce un limite, oltrepassato il quale non ci troviamo più di fronte a una richiesta di maggiore autonomia, ma davanti a una divisione vera e propria del nostro Paese.
Tutto questo diventa ancora più grave, se consideriamo un dato che ci inquieta e ci scuote tutti in profondità. Mi riferisco alla fuga dei giovani che negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno: sono circa 900 mila, un quarto dei quali laureati.
Continuo sui numeri, perché essi ci danno l’immagine precisa di un’Italia già gravemente e ingiustamente differenziata. Parto dalla mobilità sanitaria che nel 2022, ha oltrepassato in Italia i 4,3 miliardi. L’esperienza del regionalismo italiano mostra che nel Sud la vita media può cessare 4 anni prima che al Nord. Che cosa vogliamo fare, voltarci dall’altra parte? Oppure agire con la coscienza e la responsabilità del nostro ruolo? Non rappresentiamo ancora l’intero Paese?
L’autonomia differenziata va a penalizzare in maniera ancora più pesante il diritto alla salute, che già risente – nei singoli territori – delle differenti condizioni economiche, culturali e sociali. Pertanto, stia attenta la Lega a scherzare con il fuoco: la smetta di trascinare il governo sulla strada delle diseguaglianze irrecuperabili, delle disparità territoriali che annientano i diritti, la democrazia e la civiltà.
I dati, pesanti come macigni, non impressionano il governo di centrodestra, distratto, politicamente bugiardo e in perenne campagna elettorale.
Intanto, come centrodestra avete bocciato i nostri emendamenti che cercavano di salvaguardare l’unità economica, sociale e territoriale dell’Italia. Avete scartato i nostri emendamenti che puntavano a:
- Sentire le esigenze degli enti locali sulla concretizzazione dell’autonomia differenziata;
- Assicurare la perequazione infrastrutturale;
- Mettere normativamente a riparo, tra le altre, dall’autonomia differenziata le norme generali sull’istruzione e sul diritto alla salute;
È giunto il momento della verità: non è più possibile che il governo la nasconda e la rifiuti. Con questo DDL e una buona dose di falsità politica, il governo di centrodestra, allergico alla storia e all’unità nazionale, impone uno strumento per depredare il Sud, facendolo passare per inferiore, arretrato e perduto.
Voglio ricordare il presidente Sandro Pertini che avvertì: «il problema del Mezzogiorno non può essere considerato soltanto un problema di quelle regioni, ma deve essere considerato un problema nazionale, se lo si vuole risolvere».
Ecco, presidente Meloni, il suo governo sta facendo il contrario: scarica il Sud e lo stacca dall’Italia. Questo perché il partito del ministro Salvini non ha mai dimenticato le proprie origini.
Si sappia ovunque che noi siamo contrari, che difendiamo l’unità nazionale e l’eguaglianza dei cittadini rispetto ai diritti irrinunciabili. Insieme a noi, saranno i cittadini, da Aosta a Siracusa, a rivoltarsi contro il vostro progetto di cancellare l’Italia, che deve restare una e indivisibile.
State sancendo un principio per le nuove generazioni: chi nasce al sud sarà meno fortunato di chi nasce altrove. E’ inaccettabile e diremo no in tutte le forme possibili.
*Senatore. Intervento svolto in Senato il 17 Gennaio 2024.