La sinistra, il baciamano e il partito che non c’è

La sinistra, il baciamano e il partito che non c’è
deser    Non molte settimane fa – quando l’Unità andava ancora in edicola (da alcuni giorni il giornale fondato d Antonio Gramsci non viene infatti piu’ stampato) – il compianto Alfredo Reichlin, che fu uno dei maggiori dirigenti del Pci, scrisse un profetico articolo, il suo ultimo articolo, in cui reclamava la nascita di un partito nuovo che fosse nazionale.

  Alla vigilia di elezioni importanti come quelle dell’11 giugno e di importantissime competizioni come quelle nazionali (in autunno o nella primavera del prossimo anno) sarebbe opportuno un ragionamento sulle profetiche parole di Reichlin: ‘’la sinistra – scriveva – rischia di restare sotto le macerie. Non possiamo consentirlo. Non si tratta di un interesse di parte ma della tenuta del sistema democratico’’. Nei pochi giorni che passarono dalla pubblicazione di quell’articolo alla morte di Reichlin nacque un minidibattito assai aspro, come se il dirigente politico fosse solo animato da uno spirito polemico verso l’attuale Pd e non invece sollevasse un problema enorme che era e resta aperto in tutte le sue sfaccettature: non si può pensare a far vivere la democrazia nel nostro Paese senza partiti nazionali e ben radicati soprattutto. Capaci di guardare al profondo, volare alto, esprimere una lettura di quel che accade in Italia e in Europa. Non c’entrava affatto una nostalgia con i vecchi partiti, il Pci nel caso di Reichlin, ma solo vedere quel che accade sotto i nostri occhi, con partiti – della Prima e Seconda Repubblica – che al massimo sono diventati partiti personali e non sono capaci di leggere e interpretare in maniera seria, approfondita, convinta, la societa’ in tutti i suoi aspetti.

  Pensavamo a quanto ciò sia urgente – ad esempio – in riferimento all’episodio tanto discusso del baciamano di San Luca. Un diluvio di commenti in cui il dato prevalente e’ quello dell’ipocrisia.

  Le domande vere sono infatti altre: come si sono posti i partiti, la sinistra, difronte al dramma che non certo da ieri, o dall’episodio dopo l’arresto di Giorgi si vive lassù? Come si sono cioè posti difronte all’abbandono totale della democrazia partecipata vissuta nel silenzio piu’ assordante (niente elezioni a San Luca per mancanza di candidati)? E perché’ avviene questo? O, peggio, alle sceneggiate propagandistiche sulle candidature miracolistiche che sono durate un giorno o un mese e che poi sono svanite nel nulla senza che alcuno ne meni vergogna?

   Quanta ipocrisia a sbandierare ora orrore e sdegno e poi tra un paio di giorni dimenticare tutto e pensare alla prossima sceneggiata napoletana! Ci sarebbe davvero bisogno di quei partiti nuovi, di partiti forti, che abbiano radici e alimentino le istituzioni perché’ la ‘ndrangheta non si combatte a botta di slogan ma con visioni di lungo respiro e azioni quotidiane, magari nel silenzio più assoluto, con azioni costanti, come pure nella stessa San Luca si riuscì a fare negli anni che furono.

  Ha scritto bene, assai bene,  Roberto Marino, giornalista non calabrese: ‘’Signori, in certe zone del Sud (e non solo), comandano le mafie, non a caso si sciolgono di continuo consigli comunali infiltrati e complici della malavita. A San Luca e in tante altre zone, i bambini apprendono prima come convivere con la logica dei clan che le regole della costituzione. Ogni mattina i giornalisti calabresi vengono svegliati dalle forze dell'ordine per illustrare un'operazione antimafia. Ma è come svuotare il mare. Senza contare che di rado queste retate finiscono nei Tg o sui giornali nazionali. Poi basta il baciamano di un mentecatto e fioriscono titoloni e indignazione. La 'ndrangheta c'è, esiste, comanda, decide, uccide, ma da qui a far passare tutti i calabresi per mafiosi mi sembra un assurdo. Se i clan sono riusciti a imporsi in mezzo mondo, anche in insospettabili città del Nord, pretendere dai parenti e dai compaesani del boss un gesto di distacco o di condanna significa non aver capito con quale mostro abbiamo a che fare’’.

  Quello che non si puo’ piu’ fare – a San Luca com altrove del resto - e’ la propaganda da cortile.