Gattuso, il calabrese del Milan diventato l’allenatore-idolo del Napoli

Gattuso, il calabrese del Milan diventato l’allenatore-idolo del Napoli

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È arrivato al Napoli senza troppi clamori, per cercare di raddrizzare una stagione nata storta per i partenopei. E i risultati, per adesso, stanno andando oltre ogni aspettativa. Era lo scorso mese di dicembre quando De Laurentiis decise che era il momento di cambiare, per il bene della squadra. Mica facile separarsi da uno dei tecnici più vincenti e navigati del calcio europeo, Carlo Ancelotti. Quando scelse Rino Gattuso come suo successore, in tanti pensarono che la mossa del numero uno del Napoli fosse quella di voler trovare un traghettatore fino al termine della stagione. Niente di più errato. Altro che traghettatore, Rino Gattuso oggi è l’indiscusso capitano di una nave che sta viaggiando a vele spiegate verso l'Europa.

Quel che sembra chiaro a tutti adesso è che il legame che c'è tra Gattuso e il Napoli è di quelli forti, di quelli che vanno oltre il lato calcistico. È già un idolo dei tifosi e non potrebbe essere altrimenti. Da quando ha preso in mano le redini della squadra, il Napoli ha iniziato una risalita verso le posizioni che contano e ha conquistato la Coppa Italia, piegando prima in semifinale l'Inter e poi in finale - ai rigori - la Juventus. Asticella alta da superare, dunque, per far scoppiare la festa in tutta la città. Oggi Insigne e compagni sperano ancora di agguantare il quarto posto (ma sarà dura) e sono agli ottavi di finale di Champions League. Dovranno affrontare un Barcellona in fase calante e dunque il sogno di approdare alla Final Eight di Lisbona non è così campato in aria. Tutt’altro.

Certo l’allenatore calabrese non ha avuto un compito semplice, c'è stata qualche battuta a vuoto iniziale, le aspettative sono state e sono ancora alte, ma le sconfitte sono sembrate di fatto il prezzo da pagare per il cambiamento in corsa, anche a livello tattico. L'esplosione del coronavirus e lo stop del calcio in tutto il mondo sono stati altri ostacoli da superare per l’allenatore e i suoi ragazzi, ma forse le settimane trascorse in quarantena hanno finito per tradursi in un toccasana per un gruppo che ha nell’unione d’intenti e nella compattezza una delle proprie armi migliori.

Nessuno vuole andare via da Napoli e dal Napoli. Lo testimonia il rinnovo di Mertens, che nonostante la pioggia di offerte milionarie ha deciso di restare sotto l’ombra del Vesuvio. E lo confermano le lacrime di Callejon dopo il trionfo in Coppa Italia. Lo spagnolo sarà uno di quei giocatori che alla fine di questa stagione continuerà la carriera altrove, il suo contratto non è stato rinnovato. Ma il filo che lo legherà alla città partenopea e ai suoi supporter non potrà mai essere reciso.

Riuscire a tenere saldamente in mano le redini di uno spogliatoio non è mai semplice, ma Gattuso ci sta riuscendo nel migliore dei modi, grazie alle sue qualità umane e alla consapevolezza che i calciatori, prima di essere idoli dei ragazzini e personaggi da copertina, sono anche degli esseri umani. Ha saputo dare importanza e fiducia a tutti i propri uomini, consapevoli di poter trovare spazio in campo lavorando sodo in settimana. Di sicuro essere stato un grande campione da calciatore lo sta aiutando nel suo percorso. Lui in carriera ha vinto praticamente tutto, compreso il Mondiale del 2006. Bandiera del Milan, non ha avuto un percorso privilegiato quando ha deciso di percorrere una nuova strada nel mondo del calcio.

È vero, è tornato in rossonero per sedersi in panchina, ma per farlo ha fatto la “gavetta”. Iniziando con esperienze senza troppi riflettori addosso. Al Sion, al Palermo, in Grecia all’Ofi Creta (chi non ricorda la sua sfuriata? Un vero cult su Youtube) e quindi al Pisa, prima di ricominciare dalla primavera milanista. Si è fatto le ossa, insomma. Guai a parlare di “mister grinta”. Perché è vero, il carattere che Gattuso è riuscito a infondere nei suoi ragazzi si vede tutto, ma dietro c'è anche la bravura di un allenatore che è in costante aggiornamento e che sul piano tecnico-tattico non lascia nulla al caso. Se è destinato a diventare un “big” della panchina, alla stregua di Guardiola o Zidane, ancora è presto per dirlo. Ma la strada sembra essere tracciata e quella Coppa Italia potrebbe essere soltanto il primo di una serie di successi.