Dal nostro inviato agli Europei : ITALIA-SPAGNA

Dal nostro inviato agli Europei : ITALIA-SPAGNA
conte Gli Azzurri sconfiggono nettamente la Spagna campione in carica e si propongono come “rottamatori” del modello calcistico vincente dell’ultimo decennio. Grazie ad una partita perfetta tatticamente ed interpretata con la giusta dose di sacrificio e coraggio, l’Italia ha disintegrato le manovre elaborate degli iberici segnando due gol e creando altre numerose occasioni.

Vittoria netta, meritata e sudata dai ragazzoni agli ordini di Conte, interpreti eccezionali di un modulo di gioco che ripropone, con le adeguate innovazioni, la grande scuola calcistica del nostro paese; Italia contro Spagna non è stata infatti soltanto una partita di calcio, ma anche l’incontro–scontro fra le due massime filosofie dell’universo calcistico : impostare il gioco e tenere le redini della gara quella degli spagnoli; difendere con ordine e ripartire in profondità quella degli azzurri. Attacco contro difesa.  In questo caso ha vinto la seconda teoria, ed anche nettamente.

Il gioco degli spagnoli si basa su una rete di passaggi spesso orizzontali soprannominata “tiki-taka”. Passaggi di prima che diventano sempre più veloci e grazie ai movimenti dei giocatori si trasformano in improvvise velocizzazioni trasformate spesso in occasioni da rete. Sono capaci di tenere palla per l’ottanta per cento del tempo della partita, gli spagnoli. Ci vuole tecnica, freddezza e capacità di vedere i compagni. Invece gli italiani usano i passaggi verticali uniti a qualche lancio dalle retrovie. Con la velocità e l’attacco degli spazi    e con dietro una difesa ben schierata e coperta dai centrocampisti, gli azzurri hanno surclassato gli avversari. Attaccare non vuol dire dominare, e neanche giocare meglio. Sono solo frasi fatte.

Il Torero, una volta tanto, è finito incornato. I giochetti e il balletto estenuante dei funamboli spagnoli non è servito. La concretezza degli italiani, dovuta all’umiltà di riconoscersi calcisticamente inferiori all’avversario, alla fine ha anche espresso tratti di gioco spumeggiante. Adesso ricomincerà il solito risorgimento passionale del cittadino-medio pazzo per l’Italia del pallone - e notoriamente disinteressato all’altra, quella vera. Tutti gli Italiani, perfino i più feroci separatisti, di fronte alle vittorie della squadra di calcio si trasformano in nazionalisti feroci. La bandiera e l’inno commuoveranno e se sarà vittoria diventeremo, per una sera e poco più, tutti fratelli. Le vittorie della nazionale sono l’unico metodo per rendere credibile le prime strofe del Mameli: noi ci stringiamo a coorte solo quando vinciamo a calcio. Siamo meravigliosi.

Il quadro finale del torneo è composto. Fuori l’Inghilterra, battuta dall’Islanda che ha avuto il sostegno di tutta Europa. Gli sciovinisti della “perfida Albione” continuano a sentirsi maestri e la loro vanagloria li ha condotti ad essere marginali nello sport da loro inventato (oh, e non parliamo della politica in cui sono più pasticcioni che nel calcio, brexit insena). Gli Inglesi hanno vinto solo un Mondiale, nel ‘66, in casa e grazie al più famoso dei gol-fantasma. Per il resto solo fuffa. I Club vincono, ma sono imbottiti di stranieri e (soprattutto) gestiti da soldi stranieri. L’Islanda è la grande sorpresa. La via fai-da-te al successo. Sull’isola dei geyser non attecchisce neanche l’erba per i campi e otto mesi l’anno si gela. Gli Islandesi hanno rimediato costruendo dei campi coperti, riscaldati e sintetici. Vincono e danzano la Geyser-Sound. Adesso incontreranno la Francia. Una loro vittoria potrebbe spingere i galletti transalpini a chiedere l’uscita dall’Europa. Ormai ogni scusa è buona. Negli altri scontri dei quarti si misureranno il Portogallo contro la Polonia a Marsiglia e il Belgio contro il Galles a Lilla.  

A noi ci aspetta la Germania. Siamo nell’epica del calcio. Quelle grandi sfide che contengono storia, momenti, immagini in bianco e nera, Riva che sorregge Rivera, Paolo Rossi e Cabrini, Grosso e Del Piero, Pertini, Martellini, Albertosi e Gerd Muller, Bearzot e Valcareggi, Beckembauer e Cannavaro e Oriali e Bergomi che marca Rummenigge e Schnellinger che segna all’ultimo minuto e la corsa di Tardelli che irradia gioia. Loro, come sempre, partono con i favori del pronostico: campioni del mondo in carica, fortissimi, gioco d’attacco più prestanza fisica e grande tecnica, integrazione perfetta nel gruppo delle forze fresche slave, turche, africane. Una divisione corazzata. Noi siamo noi: gli italiani. Ci arrangiamo con ciò che abbiamo. Loro sono la Wermacht, noi la Commedia dell’Arte. Vedremo chi vincerà.

Continuano le difficoltà per il vostro inviato di Zoomsud. A Parigi prima della partita ho incontrato in un bar un compaesano, ci siamo salutati, ma quando lui ha proferito la parola chiave del reggino (Pigliti u cafè) degli agenti in borghese ci hanno fermato, convinti di avere a che fare con estremisti arabi. Ce la siamo cavata con un paio di ore di fermo, mi sono precipitato allo stadio ed ho trovato solo un biglietto per la tribuna d’onore, accanto ai reali di Spagna, che ho fatto naturalmente addebitare al giornale, come anche la cena dopo la partita nel prestigioso ristorante sotto la torre Eiffel illuminata col tricolore.  

Prossimo appuntamento Sabato 2 Luglio a Bordeaux (patria del vino francese, dei formaggi e degli ottimi ristoranti) Italia-Germania, una sfida classica, otto titoli mondiali e un secolo di sport in campo.

Noi ci saremo.