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Ti osservo e ti faccio scivolare dentro di me, perché tu non mi fai paura, nonostante il tuo aspetto terrificante, scuro. (foto di Claudia Spanò)

Una luce fioca e stanca filtra dalla finestra da cui vedo le ombre allungate degli alberi da frutto carichi di germogli: è sera. Sento un peso al petto, il respiro si fa più veloce…

Sì, anche stasera sei venuto a farmi visita ed io non cercherò di evitare il tuo sguardo fisso nei miei occhi e il tuo ghigno beffardo, come di chi pensa di aver vinto. No, “Mostro Sofferenza”, io ti accolgo e ti faccio accomodare: occupa pure tutto lo spazio che vuoi. Ti osservo e ti faccio scivolare dentro di me, perché tu non mi fai paura, nonostante il tuo aspetto terrificante, scuro.

Ormai ho imparato a conoscerti e ti lascio fare il tuo sporco lavoro. Mi viene da piangere perché provi a installarmi pensieri tristi e surreali, perché vuoi confondere la mia mente. Ma ormai ti conosco, non ti seguirò più. Dai, entra, porta a termine il tuo viaggio dentro di me. Hai fame, vuoi prosciugarmi? No, non te lo permetto, sono io che uso te. Grazie a te, “Mostro Sofferenza”, vedo cose per me prima scontate.

Bene sei arrivato al mio cuore, senti come batte, ha qualche cicatrice ma è vivo, hai solo risvegliato quel lato che dava le cose per scontate, come la comprensione verso il mio simile, che ahimè sta combattendo una guerra analoga alla mia: quella di vincere contro di te.

Prima di conoscerti, “Mostro Sofferenza”, mi arrabbiavo per un saluto non corrisposto o semplicemente per uno sguardo equivoco, per una parola non detta, per un messaggio senza risposta. Mi hai aperto gli occhi, sì, proprio così, ho preso coscienza del fatto che ognuno di noi combatte una battaglia personale, disagi che non conosciamo, problemi che non conosciamo. Mi hai insegnato a non giudicare più ma a comprendere, a sentire con il cuore, l’anima di chi incontro.

Uso la tua energia distruttiva e la trasformo in amore e vedo con i suoi occhi la fragilità, la piccolezza che accomuna l’umanità.

Bene. “Mostro Sofferenza”, sei arrivato alla mia anima. Sei deluso?

Sorrido, mi brillano gli occhi perché stasera il mio “ospite” non è riuscito ad oscurare ciò che resta del giorno e, anche se il sole ormai si è nascosto, la luce della vita albeggia dentro di me.