gofres

Solo nel Medioevo però si inizierà a cuocere le gaufres tra due piatti di ferro, conferendogli la classica forma a reticolo per cui sono famose.

 C’è un dolce, non troppo dolce, che a me rievoca l’infanzia, che sa di merenda, di profumato e di buono.

So che le nostre adorate nonne italiane ci hanno cresciuto a pane e salame (che nell’Italia meridionale consta di pagnotta da mezzo chilo farcita con un intero salume affettato) ma, nel pezzettino di Francia importata in Calabria che è casa mia, la merenda per antonomasia erano le gaufres; quelle strane cialde, più che noi bambini, entusiasmavano mia nonna e mio padre che, a sentirne la fragranza, ritornavano evidentemente alla loro adorata infanzia. Quelle cialde perfette profumavano davvero nonostante fossero alla base solo uova, farina e zucchero, sarà grazie ad un miracolo culinario che solo le massaie francesi sanno fare.

All’epoca non potevo sapere che nelle gaufres che avrei assaggiato un po’ ovunque per la Francia, non avrei più ritrovato quel sapore. Eppure non si può dire che i francesi le gaufres non le sappiano fare, o almeno ci provano, ci provano ovunque: trovarle in qualunque città gallica è facilissimo, direi che le usano per rallegrare gli inverni piovosi e le usavano i turisti, prima dei fashionissimi macarons, per far capire al mondo che nella terra di Asterix e Obelix c’erano stati anche loro.

Il loro nome è francese ma i belgi dicono che le gaufres le hanno inventate loro. Nell’antica lingua dei Franchi gaufre significava “dolce di cera d’api” e palese è il riferimento alla caratteristica texture ad alveare di questo delizioso e morbido dolce cotto nella gaufrier. Volendo essere meticolosi, ci toccherà ammettere che né i cugini d’oltralpe, né quelli di Tin Tin possono rivendicare la paternità di questo street food, che ha fatto il suo debutto parecchi secoli fa nell’antica Grecia, col nome di obelias.

Solo nel Medioevo però si inizierà a cuocere le gaufres tra due piatti di ferro, conferendogli la classica forma a reticolo per cui sono famose. Oggi però niente più piastre che si aprono a tenaglia o lunghi bracci di ferro da infuocare sulla brace: basta accendere la gaufrier. Io in casa ne ho sempre avute due, non sia mai ti venga voglia di una merenda vintage di domenica pomeriggio e una non funzioni… Dunque se non l’avete, dovete subito rimediare. Se, invece, ci sono più accessori da cucina in casa vostra che in un negozio di forniture alberghiere, correte a prendere la vostra machine à gaufres che dobbiamo preparare la pastella!

Visto che si parla della mia infanzia, oggi facciamo la pastella di quando ero piccina: quella alla birra, anche se devo ammettere che veder fare dei dolci con la proibitissima birra, all’età di cinque anni, mi lasciava un po’ perplessa. Dunque prendiamo una capiente ciotola e mettiamoci dentro tutti i nostri ingredienti: 250 grammi di farina, 200 di zucchero e un sacchetto di lievito per dolci, un pizzico di sale per esaltare ogni sapore, 250 millilitri di birra scura, 3 uova e mescoliamo.

Certo per fare le gaufres ci sono parecchie tecniche e scuole di pensiero: c’è chi mette il latte, chi la birra e chi, nell’indecisione, pareggia i due ingredienti. Poi c’è chi le uova le mette nell’impasto intere e chi, certosinamente, le scompone e ne monta gli albumi. Qui, vista la fame, abbiamo optato per la variante più celere, ma se avete un commis (ammettetelo, tutti noi cucinieri ne abbiamo uno: una mamma-sorella-fidanzato che rassetta e lava i mille utensili che sporchiamo, manco fossimo alla finale di Masterchef), fategli montare i tre albumi che, con gesti sapienti e fermi, incorporeremo all’impasto.

Adesso ci toccherebbe aspettare mezz’ora: è il tempo del famigerato riposo, cos’è mezz’ora rispetto ad una vita? Ma, soprattutto, cos’è mezz’ora rispetto alla fame? La nostra pastella “stanca” oggi riposerà il tempo necessario ad accendere la gaufrier e farla arrivare a temperatura. Quando le piastre sono calde, versiamo qualche mestolo di pastella (quanti dipende dal vostro apparecchio) e aspettiamo che si cuocia. Quando sarà pronta si staccherà da sola, vista la quantità di burro che ci abbiamo messo.

Per guarnire, una spolverata di zucchero semolato per i tradizionalisti, una generosa cucchiaiata di Nutella per i gourmand, qualche quenelles di panna e una manciata di mirtilli per i gourmet. Indovinate quale preferisco?