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Reggio,  che ci crediate o meno, è  una città ricca di avvenimenti positivi, di gente che suona, fa teatro, scrive, ricerca, fa un volontariato che non è secondo a quello di città più ricche e con maggiori mezzi.

 

Provo a guardare Reggio e i suoi abitanti (cittadini è una parola troppo forte: può darsi che un  giorno riusciremo a esserlo) con gli occhi degli altri italiani. Mi appare evidente la voluta deformazione, l’amplificazione cosciente delle caratteristiche negative, di una “inciviltà”, una ”barbarie” connaturate, quasi parte integrante del nostro DNA. Quali siano le conseguenze politiche e sociali di questo preconcetto è sotto gli occhi di tutti: la nostra inadeguatezza, la semi-ferinità che ci caratterizza autorizza un governo italiano soggetto, all'eterno egoismo veneto-padano, a privarci del minimo indispensabile per superare lo stato di mera sopravvivenza e per tentare un recupero economico e sociale. Il quadro entro cui veniamo dipinti rende giustificabile l’assenza di collegamenti dignitosi, di politiche mirate che superino la sussistenza e l'assistenzialismo. “Siete brutti, sporchi e cattivi: ma cosa pretendete, alfine?”

Sommate all'egoismo del nord quello atavico della Calabria dei Bruttii e troverete tutte le ragioni che impediscono il nostro sviluppo. Considerate la A2, Autostrada del Mediterraneo (ma non ci bastava l’università del Mediterraneo: anche la cosiddetta autostrada volete buttare a mare?): assomiglia a una vera autostrada? Pensate alla ferrovia: il TAV deve finire a Salerno in ossequio alla letteratura, che pretende che Cristo si sia fermato a Eboli? Fate mente locale all'aeroporto di Lamezia: in quale mondo all’incontrario lo scalo aeroportuale non sarebbe legato alla città più grande? E mi fermo qui, per carità di patria …

Voi starete dicendo: ecco il solito pianto greco di Reggio, ma vi state sbagliando. Se devo dirvelo “alla calabrisa”, credo che ci meritiamo tutto, perché mai abbiamo saputo essere un popolo, una città unita, con un progetto che andasse oltre la semplice invidia nei confronti del vicino che ha fatto fortuna. E per quanto riguarda l'immagine che hanno di noi, ebbene credo che noi siamo i primi a esserci adattati allo stereotipo dello andranghetista,  del delinquente. Sembra quasi che godiamo masochisticamente a farci disprezzare, anzi, ogni volta che siamo mediaticamente visibili, non facciamo altro che disprezzare noi stessi, gettandoci fango addosso, con la stessa voluttà di un maiale nella zimba.

So bene a cosa serve questa falsa autocommiserazione: ha lo scopo di permettere di continuare con il solito andazzo, fatto di anarchia e di piccoli soprusi. Se tutto è  uno schifo, perché il singolo dovrebbe opporsi e iniziare comportamenti virtuosi? Non fate finta di niente: sotto sotto, rhiggitaneddhi, voi amate fare il vostro comodo, in spregio alla legge, alla morale e allo stesso decoro. Voi volete gettare la spazzatura dove vi pare, tranne che nei cestini e nei cassonetti, tanto la colpa è del sindaco … Voi volete parcheggiare in seconda, terza e quarta fila, senza dover temere non solo la multa, ma anche il giusto biasimo dei vostri concittadini. Voi volete continuare a usare il posto pubblico come prebenda, come tributo da versare a voi, in quanto protetti dal padrino politico o mafioso di turno. Ciò che è vergogna ovunque, per voi, anime nere, è un vanto …

Se è così (e voi sapete che è veramente così), capisco anche perché non vi ribelliate agli organi di stampa e soprattutto televisivi, che alimentano una falsa (ma comoda e confortevole) immagine della città. Ormai, guardare un telegiornale locale è diventato una specie di istigazione al suicidio: emerge di Reggio solo la parte criminale, che pure esiste, ma non è tale da impedire ai cittadini onesti di tentare di fare impresa, cultura, volontariato, ricerca, scienza medica.

Personalmente sono sul punto di dichiarare guerra (culturale, ovviamente) ai telegiornali che non vogliono andare oltre lo stereotipo. Vorrei essere informato su ciò che avviene in città, ma non solo di quanti quintali di cannabis sono stati sequestrati o di quanti malacarne sono stati fermati dalle forze dell’ordine. Reggio,  che ci crediate o meno, è  una città ricca di avvenimenti positivi, di gente che suona, fa teatro, scrive, ricerca, fa un volontariato che non è secondo a quello di città più ricche e con maggiori mezzi.

Occorre una generale mobilitazione per riaffermare che Reggio vive, per gridarlo a tutti, ma non per il solito vezzo dell’evento fine a se stesso, con applausi che durano un attimo e senza nessuna conseguenza per la città. Occorre che i nostri giovani non cadano nella spirale della depressione, che non si sentano sconfitti prima ancora di iniziare a combattere.

Occorre che chiunque contribuisca a rendere migliore questo paradiso perduto, si senta incoraggiato, compreso, e possa essere fonte di ispirazione.

Occorre che la battaglia per la nostra rinascita coinvolga tutta la cittadinanza, grazie allo straordinario strumento dei moderni mass media,  che possono essere utilizzati in modo molto migliore di quello attuale. Io sono pronto a combattere la buona battaglia: e tu?