Nimitz

Provate ad immaginare un grattacielo alto 320 metri adagiato su un fianco che si muove sull’oceano a 30 nodi 

 Nonostante Trump e il conseguente offuscamento dell’immagine in ogni parte del mondo, gli Stati Uniti restano la superpotenza del pianeta. Un potere che ha solide radici economiche, che attraversa rimanendo indenne le crisi morali ed etiche che esplodono al suo interno, che è capace di adattarsi, di modificarsi, di adeguarsi alla realtà conservando intatte le prerogative ideali, ma che si regge soprattutto sulla devastante potenza delle sue dieci portaerei classe Nimitz.

La storia del mondo è segnata profondamente da contese belliche tra paesi a vocazione terrestre e quelli a vocazione marinara. Sparta ed Atene sono il primo grande esempio, la Guerra Fredda l’ultimo. Molto spesso il controllo dei mari è stato decisivo. In una strategia globale è fondamentale. Gli Stati Uniti hanno centinaia di basi navali in tutto il mondo. Le più importanti sono San Diego e Norfolk, sulle sponde dei due oceani, poi Le Haway, il Giappone, l’isola di Guam, Diego Garcia nell’oceano Indiano, Bahrein nel golfo persico, Napoli nel Mediterraneo. Tutto è legato da una rete logistica composta da migliaia di mezzi. Basterebbe già questo a decretarne la potenza. Ma c’è di più. Ci sono i dieci gruppi da battaglia che operano in modo autonomo, spostandosi sul grande scacchiere internazionale secondo le esigenze.

I gruppi da battaglia comprendono navi di supporto logistico e da guerra. La formazione deve essere snella e veloce, pronta a raggiungere i teatri di crisi del mondo. Le quattro o cinque navi da guerra che scortano la portaerei sono tutte fornite di sistemi all’avanguardia nella lotta ai sottomarini e agli aerei. Cacciatorpedinieri e fregate dotate di sensori che scrutano il mondo intorno per centinaia di chilometri. Sistemi missilistici gestiti da sofisticati elaboratori che permettono la gestione di bersagli multipli. Il sistema Aegis, che ha rivoluzionato la guerra elettronica.

In più il gruppo è generalmente seguito e preceduto da sottomarini nucleari d’attacco, classe Hunter, che navigano in immersione cinquanta miglia distanti, sentinelle mute delle navi.

Ma la vera forza sono le Portaerei. Provate ad immaginare un grattacielo alto 320 metri adagiato su un fianco che si muove sull’oceano a 30 nodi (55 km/h). Centomila tonnellate d’acciaio che portano 6000 uomini d’equipaggio, 96 aerei e una dozzina di elicotteri.

Queste piccole cittadine ambulanti ciascuna con un proprio codice postale, una stazione televisiva interna, un giornale, una mensa che sforna 18.000 pasti al giorno, sono mosse da due grossi reattori nucleari che erogano una potenza di 260.000 CV, garantendo un’autonomia di vent’anni. Nei 24 piani di ciascuna nave l’attività è incessante. Le operazioni aeree, quando in missione, sono continue. Le operazioni di rifornimento, stoccaggio, verifica e controllo si susseguono, ma nonostante ciò la più alta percentuale di incidenti tra le forze armate (e il maggior numero di decessi) si verifica tra i piloti imbarcati. Atterrare su un ponte con l’oceano in tempesta e onde alte cinque metri è sempre rischioso. Sulle Nimitz, tempesta o no, l’attività non finisce mai.

L’aereo principale è l’F18 Hornet, che hai ormai sostituito il famoso F14 Tomcat. Può volare a 1,8 Mach, porta missili di ogni tipo ed ha un raggio d’azione di 700 chilometri. La sua versatilità lo rende letale contro ogni tipo di bersaglio. Dietro in genere volano dei Prowler, aerei imbarcati esclusivamente per la guerra elettronica, capaci d’ingannare radar e missili nemici. In più, a 20.000 piedi d’altitudine vigila l’Hawkeye, l’aereo per la sorveglianza con quel grande disco di metallo sopra la fusoliera che custodisce strumenti capaci di percepire ogni attività nel raggio di centinaia di chilometri.

La nave imbarca anche veicoli d’assalto terreste, elicotteri Sea King per la guerra sottomarina, elicotteri per le squadre d’assalto dei SEAL. E, naturalmente, le testate nucleari.

La portaerei e il suo gruppo (denominato CVBG “Carrier Vessel Battle Group”) possono percorrere 500 miglia al giorno. Controllandolo ovunque si diriga. Considerando che 40 dei 42 alleati degli USA sono affacciati sui diversi oceani, ne consegue che l’85 per cento di questo pianeta è alla portata dei gruppi da battaglia. Nonché il 95 per cento della popolazione.

Ogni anno, per ciascuna singola porterei di questo tipo, gli States spendono circa 550 milioni di dollari. Ne stanno costruendo una nuova serie, che sarà ancora più letale, la classe “Gerald Ford”, il cui primo esemplare è stato varato nel 2013 e che entrerà presto in servizio.

Se si parla di potere, questo è il potere.