IL RETROSCENA. Regione, l'11 febbraio la Consulta deciderà sul numero dei consiglieri

IL RETROSCENA. Regione, l'11 febbraio la Consulta deciderà sul numero dei consiglieri

TeS     di MASSIMO ACQUARO - 11 febbraio. Per chi ha più di 40 anni una data importante. Si festeggiava la firma dei patti Lateranensi. L’accordo tra Mussolini e la Chiesa Italiana dopo il gelo dell’occupazione di Roma. Era festa, tutti a casa.

L’11 febbraio 2014 potrebbe essere, invece, una pessima ricorrenza per la politica calabrese. La Corte costituzionale ha fissato per quel giorno l’udienza del ricorso proposto dal Presidente del Consiglio dei ministri contro la «Delibera legislativa statutaria della Regione Calabria 18 marzo 2013, n. 279, art.1».

Cioè?

Cioè l’atto con cui il governo ha denunciato l’illegittimità della scelta fatta dal Consiglio regionale di ridurre da 50 a 40 (e non a 30) il numero dei consiglieri. La questione è nota. Uno dei primi provvedimenti del tanto vituperato governo Monti fu il decreto legge n. 138/2011. Si dovevano imporre sacrifici enormi agli italiani e, per placare gli animi, bisognava tagliare i costi della politica.

L’art.14 del decreto stabilisce che il numero massimo dei   consiglieri regionali, ad esclusione del Presidente della Giunta regionale, «sia uguale o inferiore ... a 30 per le Regioni con popolazione fino a due milioni di abitanti».

C’è poco da fare. L’Istat lo ha detto chiaramente siamo meno di 2 milioni in Calabria. Il Consiglio, in vista della decisione, ha rifatto i conti in proprio, ma siamo sempre meno di 2 milioni.

Secondo palazzo Campanella mancherebbe una manciata di abitanti per farcela, ma la norma statale è chiarissima «fino a due milioni», i consiglieri al massimo possono essere 30. La legge sembra anche auspicare che possano essere di meno, ma si sa la politica calabrese l’ha presa molto ma molto male, per cui non se parla neppure di altri tagli.

L'ha presa tanto male quella legge da aver fatto finta che in Calabria fossimo più di due milioni così da prevedere una meno dolorosa riduzione dagli attuali 50 a 40. Caspita è un taglio del 20%, avranno pensato, mentre il parlamento non scende neppure di un deputato o un senatore. Il taglio, legge alla mano, è davvero più doloroso e drastico. Il governo dice che i consiglieri regionali devono scendere da 50 a 30 (quasi la metà) e per piegare i riottosi inquilini di palazzo Campanella ci ha trascinato davanti alla Corte costituzionale.

Ora la sorte della modifica statutaria calabrese sembra pressoché scontata. Con una Corte che ha appena fatto a pezzi il Porcellum, cavalcando le aspettative del paese, figuriamoci qualcuno si mette con il pallottoliere a fare i conti degli abitanti calabresi.

Il governo è gelido sul punto «In base alle rilevazioni statistiche fornite dall'ISTAT la Regione Calabria risulta avere 1.958.418 abitanti, e   pertanto contrasta con il citato art. 14 l'art.1 della legge regionale in esame, che prevede nel numero massimo di 40, anziché di 30, i consiglieri regionali».

Alle prossime elezioni regionali avremo 20 consiglieri regionali in meno. Sarà un vero massacro. Ma non sarà il solo.

La stessa, maledetta legge di Monti prevede che «il numero massimo degli   assessori regionali sia pari o inferiore ad un quinto del numero dei componenti del Consiglio regionale», quindi il prossimo Governatore potrà avere al massimo 6 assessori regionali.

Oggi, udite udite, se contano 13 secondo il sito ufficiale della Giunta Scopelliti (Antonella Stasi, Giuseppe Gentile, Alfonso Dattolo, Giacomo Mancini, Francesco Pugliano, Nazzareno Salerno,   Michele Trematerra, Domenico Tallini, Mario Caligiuri, Demetrio Arena, Luigi Fedele, Alberto Sarra, Giovanni Dima).

Saranno 27, badate bene, 27 le poltrone in meno al prossimo valzer elettorale e non si tratta di strapuntini, ma di posti in prima classe, con indennità, segreterie, autisti, uffici, prebende varie.

Se la disoccupazione dei lavoratori e dei giovani in Calabria ha raggiunto cifre da tragedia, quella dei politici dal 2015 in poi sarà un’ecatombe. Tra consigli e giunte provinciali soppressi, 20 posti da consigliere regionale alle ortiche e 7 posti da assessore da mandare al macero, la povera classe politica calabrese vede il 2015 come una data da incubo.

Come andrà a finire l’11 febbraio e dopo?

Innanzitutto bisogna considerare che la causa davanti alla Corte costituzionale non vede presente il Consiglio regionale calabrese, ma il presidente Scopelliti. Lo dice la legge. Il Governatore non ne parla, non si sa come intenda difendere la legge approvata dal Consiglio e come evitare la scure. Qualcuno dice che non gliene freghi granché. Anzi che sotto sotto gli starebbe anche bene contrarre il numero dei consiglieri per la prossima legislatura, in modo da ridurre l’opposizione al lumicino (una decina scarsa di eletti) e contrarre le pressioni e le spinte localistiche che rendono così difficile il governo della Regione. Insomma: meno siamo, meglio stiamo rimuginerebbe il capo.

Se andrà così lo vedremo presto. Le elezioni europee sono alle porte, Trematerra e Scopelliti stanno scaldano i motori per farsi eleggere al parlamento europeo. Per il secondo sarà una passeggiata (forse), per il primo un miraggio (forse).

E i calabresi? L’assottigliamento della rappresentanza politica non è un bene in sé, al di là della facile demagogia contro la casta ed i suoi costi. Bisognerà vedere se la riduzione significherà una riforma generale e uno snellimento complessivo della Regione o no. Questo è il punto vero. Ma su questo nessuno si sbilancia ed è troppo presto per stabilire come andrà a finire.