L'INTERVENTO. Santi, eroi, miracoli e vecchio Sud

L'INTERVENTO. Santi, eroi, miracoli e vecchio Sud
srocco Vedo spoglie di uomini liberi che vagano per le parrocchie calabresi, folle osannanti che si riuniscono in nome di una terrena madre, intellettuali che si prostrano davanti ad una toga di magistrato siculo, martire di mafia, appena appena, in odore di santità.

Ma noi meridionali abbiamo veramente bisogno di questi nuovi Santi?

Mi viene da chiedere ai promotori di queste manifestazioni: perché non ci lasciate adorare in silenzio i nostri cari ed autentici santi greci?

 Perché ci distraete da quelle icone antichissime di Sant’Elia e di San Bartolomeo così care agli storici locali? Perché non ci lasciate pregare San Francesco di Paola col suo mantello magico sopra lo stretto di Messina? E San Rocco col cane appresso? E i Santi medici Cosma e Damiano? Che bisogno abbiamo di queste poco credibili nuove “icone”? Quanto servono le folle di Paravati, o i pellegrinaggi verso deserti miracolosi? Quanto ci servono le ossa “viaggianti” di Padre Pino Puglisi o  la toga insanguinata del giovane magistrato Rosario Livatino? Io penso che queste manifestazioni, non adeguatamente interiorizzate e comprese da parte di intere comunità locali, fomentino un vecchia aspirazione: quella dell’idolatria. Quanto invece sarebbe utile diffondere con rigore le singole storie di questi eroi senza distorcerne le vicende, senza necessariamente ammantarle di “miracolosità” non provate ma solo ipotizzate a puro scopo di consenso e di potere. Né la società alla quale apparteniamo, né le comunità religiose che ci circondano hanno bisogno di miracoli.

A ben vedere  i veri miracoli li compiono gli uomini reali con la coerenza delle azioni quotidiane, con l’onestà dei gesti, con la rettitudine dell’agire. Allora seguiamole pure queste manifestazioni, omaggiamo il santo di turno, lasciamoci trascinare dalla banda in festa, ma teniamo alto lo sguardo critico: Natuzza Evolo, Padre Puglisi, Rosario Livatino, e tanti altri: sono stati tutti uomini del nostro tempo, eroi senza dubbio, ma uomini, profondamente umani, umanissimi con pregi e difetti,  al pari, nè più nè meno, di ciascuno di Noi.

Pensiamoli e onoriamone la memoria, analizziamone pure le reali vicende, citiamoli ad esempio di virtù civili, ma non lasciamoci “abbindolare” dai miracoli e dai profumi di giglio e di rosa che si spandono all’improvviso, non confondiamo sacro e profano, e soprattutto, non perdiamo l’occasione per esercitare una divina virtù: quella del libero arbitrio.