Antonio Pileggi, Leggere riflettere scrivere, Nemapress Edizioni, Roma 2025

Antonio Pileggi, Leggere riflettere scrivere, Nemapress Edizioni, Roma 2025
Antonio Pileggi, Leggere riflettere scrivere, Nemapress Edizioni, Roma 2025.

L'autore, avvocato calabrese di origine lametina giunto ai vertici della Pubblica amministrazione (ministero PI), nonché provveditore agli studi di Cremona e Lodi, ha chiuso la parentesi lavorativa come direttore generale dell'INVALSI (Istituto nazionale di valutazione del sistema di Istruzione) ed è giunto in età nella quale può spendere il suo impegno nella produzione di studi «für ewig» (in modo disinteressato, e perciò destinato all'eternità) secondo un'espressione gramsciana contenuta in una lettera a Tatiana del 19 marzo 1927. L'ultima fatica di Pileggi pensionato è Leggere riflettere scrivere che presenta sulla foderina un quadro picassiano del periodo cubista in cui una giovane coppia dai tratti geometrici è seduta e intenta alla lettura. Gli scritti raccolti, una ventina, nascono dalla lettura di libri altrui: da Tommaso Campanella a Marco Minghetti, da Benjamin Constant a Luigi Einaudi e Luigi Mazzella; si tratta per lo più, accanto ai libri di coloro che non possiamo non considerare come classici, di recensioni che vertono su temi di diritto costituzionale nonché su altri temi di varia umanità (libri di narrativa, di storia, di poesia, di denuncia politica sulla sorte di personaggi pubblici da considerarsi quantomeno controversi.

Nel primo saggio su TOMMASO CAMPANELLA E LA CITTÀ DEL SOLE (pp. 19-47) l'autore prospetta una interpretazione nuova del filosofo di Stilo; costui è non soltanto un pensatore utopistico ma anche un precursore del costituzionalismo ed i di lui sogni, dopo un'attesa di secoli, saranno scritti nelle Carte delle moderne costituzioni e, soprattutto, in quella della repubblica italiana entrata in vigore il 1° gennaio 1948. Secondo l'autore sono state trasposte nella costituzione italiana diverse condizioni favorevoli di cui godono i «Solari»: a. il lavoro nell'art. 1 ove diventa il fondamento della «repubblica»; b. il ripudio della guerra, alimentata (secondo un famoso sonetto) da tirannidi sofismi e ipocrisia, certificata nella nostra costituzione dall'art. 11; c. uguaglianza e pari dignità tra uomo e donna: art. 3 della costituzione.
Il secondo saggio è una recensione a «Benjamin Constant, La libertà degli antichi paragonata a quella dei
moderni», «Tempo presente» n. 1/2024, ove alla libertà degli antichi, basata sulla sottomissione quasi
totale del singolo al gruppo e ai suoi organismi, si contrappone quella dei moderni, dove il gruppo o chi
agisce in nome del gruppo su presunta delega dello stesso (Bonapartismo), non può mai comprimere i
diritti del singolo: «La sovranità non esiste che in una forma limitata e relativa, e dove inizia l'indipendenza dell'esistenza individuale, lì si arresta la giurisdizione di tale sovranità» (Constant, cit. a p. 55). E tra le libertà individuali la più rilevante ed irrinunciabile è quella di organizzarsi politicamente per
eleggere i propri rappresentanti istituzionali (parlamentari, soprattutto); guai ai popoli che barattano la
libertà politica con la tranquillità affaristica che i cesaristi come Bonaparte offrono con insinuante
frequenza «… quando si affacciano sulla scena politica derive autoritarie e dispotismi, e i parlamenti siano puntualmente oggetto di attacchi e siano ridotti a bivacchi per i manipoli del duce di turno.» (p.61)
Il terzo scritto antologizzato, apparso su «Rivista trimestrale» apr.- giugno 2023, sfiora, sulle orme di Marco Minghetti («I partiti politici e l'invadenza loro nella giustizia e nell'amministrazione», Bologna 1881), il problema dei rapporti tra giustizia e politica che, nella storia d'Italia, periodicamente esplode per tornare poi ad inabissarsi in percorsi carsici durante i quali sembra che tutto si sia appianato; fino a quando torna con prepotenza alla ribalta come è successo a fine degli anni ottanta del secolo scorso con l'inchiesta «Mani pulite».

L'autore dimostra una discreta simpatia per gli scrittori (tutti di ascendenza liberale, per la verità) su cui si
sofferma che diventa più marcata verso la classe dirigente della destra che governò l'Italia dopo l'unità della penisola; anni difficili, senza alcun dubbio, in cui i governanti seppero reggere con fermezza il timone nonostante le mareggiate economiche e politiche (brigantaggio, la rivolta contro i prelievi di grano durante la macinatura, in forza delle cosiddette leggi sul macinato, etc. ) che accompagnarono i primi quindici anni di storia italiana.

Dobbiamo dire che l'obiettivo del pareggio del bilancio, perseguito e raggiunto dai governi di destra, venne fatto a spese delle classi medie e povere del paese che contribuirono così a quella «accumulazione
originaria» assolutamente indispensabile per il passaggio dell'Italia da nazione agraria a nazione industriale di cui tanto si discorse, tra gli storici liberali e quelli marxisti, negli anni sessanta e settanta del secolo scorso.

Nell'impossibilità di rendere conto, anche non dettagliato, di ogni scritto ci soffermiamo su Luigi Mazzella
che è presente nella raccolta con ben tre segnalazioni di opere apparse per i tipi dell'editore Avagliano:
1. «La cognizione del male … », Roma 2023, è un libro autobiografico scritto da un fine giurista che è
stato anche ministro del governo Berlusconi 2; il recensore si pregia dell'amicizia che intercorre con
l'autore (p. 127) ma, riportando l'intransigenza come qualità che Mazzella riconosce a sé stesso (p. 113), dimentica di segnalare alcune gaffes in cui è incappato da giudice costituzionale che ne hanno offuscato, e non poco, l'immagine. Da segnalare a p. 109 un rilevante refuso («Lisippo» al posto di «Leucippo» come riportato nella recensione di cui al successivo punto 3, p. 129).
2. «Due alberi distanti nello stesso giardino», Roma 2020. Si tratta di un libro di narrativa «impegnata», ambientato a Salerno, con protagoniste due donne acculturate che decidono di vivere liberamente il loro rapporto affettivo; ciò permette loro di censire e censurare l'ipocrisia della provincia meridionale.
3. «Leopardi e gattopardi. … », Roma 2021 deve essere, a giudicare dalla recensione, l'antecedente  semplificato de «La cognizione del male» dove la celebrata «intransigenza gobettiana» del de cuius,
che ritroveremo anche poi, viene qui orientata contro «ideologie e religioni» (p. 129), notoriamente
gli obiettivi più difficili da inquadrare nel mirino degli intransigenti «à la page»; qui infatti viene
sposata con «concetti improntati al pragmatismo» (p. 130) che è come mescolare il gelato al pistacchio con il lardo di Colonnata.

Infine una considerazione sul rapporto, mai semplice, tra il recensore e recensito; in tutte tre le  recensioni mazzelliane Antonio Pileggi ribadisce, con toni da diplomatico di lungo corso, la sua
dimestichezza con il recensito (addirittura mi pare di aver letto, e me ne scuso ove così non fosse, di
una sua prefazione ad uno dei libri):«Ho avuto l'onore e il privilegio di aver parlato e di continuare a discutere con immenso piacere con Luigi Mazzella» (p. 119), «Ho avuto l'onore e il privilegio di conoscere Luigi Mazzella e di dialogare spesso con lui» (p. 127); «Chi ha letto i suoi scritti e chi ha avuto modo di dialogare spesso con lui (com'è il mio caso) … » (p. 122); « … non posso non ringraziare Luigi Mazzella per avermi incluso, in fondo al libro, nella paginetta dedicata a familiari ed amici cui rivolge i suoi ringraziamenti, ne sono lusingato ed onorato … »(p. 132).
Qui le espressioni del recensore non depongono a favore della neutralità ed imparzialità che dovrebbero sempre accompagnare la segnalazione di un libro alla comunità degli studiosi; ciò che può essere tollerato, se appena accennato, una volta risulta stucchevole se viene ripetuto più e più volte, come in questo caso.

Quando poi i peana per il recensito («E il suo Olimpo (di Mazzella) «lo vede entrare nella schiera degli
intellettuali della Magna Grecia … », p. 129; «Luigi Mazzella continua ad essere una sentinella delle
libertà» p. 127; «E' la ricerca della bellezza il filo rosso che unisce la profonda cultura e i profondi
interessi caratterizzanti la vita e le opere di Luigi Mazzella. La bellezza della filosofia e dell'arte. La
bellezza cercata, contemplata e celebrata», p. 123) vengono estesi ai familiari conviventi [«La sua Musa
e la sua compagna di vita nel cammino della bellezza è sua moglie Ylva. … L'amore per Ylva e per la
bellezza occupa molte pagine rivelatrici del cammino di un amante (di due amanti) della bellezza; , p.
123] allora potremmo affermare che il recensore è andato oltre ogni canone recensorio e la piaggeria
ha fatto per intero il suo corso.