REGGIO. AMORE E VIOLENZA SUL WEB

REGGIO. AMORE E VIOLENZA SUL WEB

avw      di ANTONIO CALABRÒ - A Reggio è stato girato un video, che impazza sulla rete, che mostra una ragazzina che si esibisce in una pratica di autoerotismo. Dal video affiora una voluttà disperata e marcia, una sapienza depravata e feroce. E’ la punta dell’iceberg di un neo mondo che s’affaccia, privato di bene, svuotato di significati umani, mercificato e dannato senza più scampo.

Questa desolazione, ogni volta che l’innocenza è violata dall’orrore contemporaneo della volgarità bigotta, questa speranza inversa, di essere colti da catastrofi e pagare il fio della stupidità immonda, questa rabbia silenziosa, ogni volta che anche la mia città s’inchina al peggior presente e paga dazio alla follia. Me li porto dietro, questi sentimenti asfissianti, mi manca l’aria e percepisco tagli di lamette indifferenti sul mio cuore.

L’attacco all’innocenza da parte delle armate oscure della bestialità prosegue. E le vie della tenerezza diventano lebbrose, i pensieri dolci si fanno agri, l’animale trionfa gettando via le ultime spoglie umane: ribaldo, impetuoso, feroce.

Corvi che strappano gli occhi dei guardoni affaccendati nei loro sguardi. Innocenze violate presto, fin troppo. Sono immagini che dovrebbero cavare i nostri occhi e collegarci direttamente con quel minuscolo cuore che ci rimane in petto, soffocato da apparati economici e libertà libertine e confusione morale.

La città s’indigna compatta. Non s’indigna abbastanza. Assiste al fenomeno, urla, sbraita, rimprovera, ma non è abbastanza. Le ragazzine che battono i marciapiedi restano fuori dal ripudio di questa sessualità da taverne cameratesche. Le bambine, o poco più di bambine, o soltanto bambine già vecchie, che imperano dai nostri schermi con abiti da mignotta ammiccanti e fiere, spinte da madri impazzite per ambizione, sono immuni dai nostri sguardi severi. Non ci accorgiamo più di nulla. Il fenomeno è totale.

La sciagura della velocità di crescita, la sciagura del “do ut des” approvato persino da governi e filosofi d’accatto, la donna – merce, la rivoluzione sessuale alla rovescia; e finisce che siamo sempre più porci, sempre più liberi, sempre più insulsi, sempre meno belli. Le labbra gonfiate come canotti e le tette in vetroresina per una realtà da sballo. Le pubblicità di mini-mignotte esibizioniste. Si fa così. Non abbiate scrupoli. I bambini che cantano canzoni vietate ai diciotto senza un minimo senso di vergogna da parte dei genitori. Tristezza, la bambina che canta Le canzoni più da letto di Mina e della Vanoni tra gli applausi e le risate. Come volete che vada a finire ?

Ce la stiamo cercando, questa morte della tenerezza, questa picchiata della bellezza, questo squarcio del pudore. Gli corriamo incontro inconsapevoli e, ed è il peggior guaio, irrimediabile e pazzesco, ci trasciniamo nel baratro anche loro, i cuccioli, questi cuccioletti che dovremmo soltanto proteggere.

Dannato il web, dannata la viltà, maledetta l’ipocrisia maschile ed anche quella femminile, vigliacchi, vigliacchi, vigliacchi. Io penso alla fanciulla, moderna Ifigenia sacrificata al dio dei balordi, e a tutte le ragazzine in posa sull’altare delle merce (sdraiate sul cofano dell’autosalone), e ai poveri uomini drogati da compresse azzurre contenenti gioventù, e mi chiedo come abbiamo fatto a trasformare in poco tempo quello che della vita era l’aspetto più bello, più sano, più gioioso, più autentico, e cioè il sesso, in un circo ambulante di quart’ordine, in uno spettacolino da orrori, in una giostra a pagamento.

L’innocenza è persa, lo spettacolo deve continuare. “Lasciate che i bimbi vengano a me.” E tutti gli altri, tutti, all’inferno.