di TIZIANA CALABRÒ - Peccato. Peccato per chi non c’era. Peccato per chi ha dichiarato con orgoglio che quel giorno sarebbe rimasto chiuso in casa, porte e finestre sbarrate come a difendersi dall’angelo della morte.
Peccato per chi ha pensato di dover proteggere i propri figli dallo scandalo, dalla dissennatezza, orappresentazioni al limite del porno. Peccato per chi ha creduta condannata la città di Reggio Calabria alla perversione perenne. Peccato per chi ha pensato che il Gay Pride tenutosi a Reggio Calabria sabato 19 luglio, sarebbe stata una “pagliacciata” per pochi originali, per i non allineati, per i soliti disobbedienti all’imposto ordine precostituito.
Peccato per chi “ io non ho nulla contro i gay ma che se ne stiano a casa loro però”. Peccato per chi non resiste all’impulso di contrapporvi crociate in difesa della famiglia, della religione, dello stato, della patria e boh si accettano proposte. Peccato per chi scuote la testa storcendo la bocca e strabuzzando gli occhi. Peccato per chi è nettamente contrario, decisamente indignato, fortemente scandalizzato. Peccato per chi si perde in querelle su pruriti e lenzuola. Peccato per chi “con tutti i problemi che abbiamo” . Peccato per chi “ma la famiglia, i figli, le tradizione, la natura”.
Sì è un peccato, perché se soltanto loro fossero venuti a guardare con i loro occhi la manifestazione Gay Pride, se si fossero lasciati trasportare dalla colorata onda umana, se avessero visto - superando schemi, strutture, pregiudizi, ignoranza, ironie rozze– sì se avessero visto gli occhi i sorrisi i corpi dei ragazzi e della ragazze dei bambini delle donne e degli uomini, la forza statuaria dei transessuali, ornati di piume tacchi e paiettes. Se solo avessero visto la felicità che si è insinuata come mai visto prima tra gli abbracci, le lacrime, i baci, la musica, la riconoscenza per le migliaia di presenze per il primo Gay Pride della Calabria, a Reggio Calabria. Se solo avessero ascoltato le parole dette. Se solo capissero che la discriminazione sporca di bruttezza le nostre vite.
Eppure basterebbe salire appena un gradino più su, fare un piccolo sforzo di pensiero. Basterebbe amare un tanto di più.
*foto di antonino criserà