LA PROPOSTA. Spingere il Reddito di cittadinanza oltre il sussidio

LA PROPOSTA. Spingere il Reddito di cittadinanza oltre il sussidio

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E se il Reddito di Cittadinanza fosse qualcosa di più di un “semplice” sussidio? Se, oltre che sostenere le famiglie in povertà assoluta e ad immettere nel mondo del lavoro, servisse anche a creare un ponte tra la domanda e l’offerta di lavoro? Se diventasse uno strumento multifunzionale per i lavoratori stagionali, tra i più colpiti dalla crisi Covid e i più necessari per settori strategici come turismo e agricoltura?

A proporre questa piccola rivoluzione copernicana è stato Marcello Minenna, economista, Direttore dell’Agenzia delle Dogane e monopoli, nonché editorialista del Sole 24 Ore.
In un suo recente intervento sul quotidiano della Confindustria Minenna avanza una proposta che ha il merito di disinnescare il dibattito sterile del “no sussidistan” contro il semplice “sì agli aiuti”, come del resto sta cercando di fare il presidente del Consiglio Mario Dragho. Minenna lo fa disegnando una misura strutturale, che rivoluzionerebbe il mondo dei precari stagionali, spesso pieno di ombre grigie del lavoro illegale e sommerso, sottopagato e con orari da sfruttamento.

Per la stagione estiva, dopo il lungo “inverno Covid” – ragiona Minenna – servono camerieri, baristi, addetti alla reception, facchini, aiuto cuochi, pulitori. Un esercito di lavoratori stagionali che pare scomparso dopo la pandemia. Mancherebbe all’appello un quarto dei lavoratori necessari, e questa carenza rischia di bloccare la ripresa del turismo, un asse portante del Pil italiano. Durante la pandemia gli esercizi ricettivi hanno perso più della metà delle presenze, con un crollo dei consumi di 50 milioni. Ora stentano a ripartire. C’è chi denuncia orari massacranti e paghe da fame. Chi, al contrario, se la prende con il Reddito di Cittadinanza, che renderebbe conveniente starsene a casa magari facendo un lavoretto a nero (tema su cui stranamente ci si indigna meno che sul sussidio).

In effetti, perdere un reddito sicuro per un lavoro stagionale non conviene. E, a differenza dell’offerta di un impiego a tempo indeterminato (che dopo due rifiuti, fa decadere il Reddito), il rifiuto di un’attività stagionale (meno di tre mesi e/o con un orario inferiore all’80% dell’ultimo contratto firmato) non causa la perdita del RdC.

Uscire da questa trappola è decisivo per un settore come il turismo, che da solo produce il 13% del nostro Pil. Così Minenna propone di cambiare prospettiva, e di considerare il RdC come un salario minimo garantito per chi lavora in modo temporaneo. Insomma, il sussidio non dovrebbe essere alternativo al salario, ma contribuire ad esso garantendo al lavoratore una continuità che il suo lavoro non garantisce. Contemporaneamente, tutti i lavoratori che accedono al RdC per stagionali entrerebbero in una banca dati da mettere a disposizione delle aziende, in modo da creare un bacino di manodopera disponibile all’attività. In questo modo si faciliterebbe l’incontro domanda-offerta, e si farebbero emergere tutte quelle situazioni che troppo spesso restano sommerse, favorendo la legalità e creando maggior gettito. Con la banca dati i datori di lavoro avrebbero un servizio offerto dallo Stato, e i lavoratori avrebbero un “cuscinetto” chefornirebbe loro la possibilità di programmare tanti lavori stagionali durante tutto l’anno.
D’estate nel turismo, in autunno nella raccolta di prodotti agricoli e così via.

Tecnicamente si potrebbe pensare a un portale web, che raccolga i profili dei lavoratori sotto diverse categorie, così da facilitare domanda e offerta. Naturalmente, questo nuovo RdC per stagionali dovrebbe prevedere la cancellazione del beneficio in caso di rifiuto di offerte di lavoro temporaneo all’interno di un’area raggiungibile in una quantità di tempo dato dalla sede di residenza.

Minenna fa notare come con questa nuova architettura si potrebbe immettere nel mondo del lavoro quella massa di persone che finora sono rimaste ai margini o nel sommerso. “La ripartenza delle attività produttive iniziata nel secondo trimestre 2021 – scrive in Direttore delle Dogane – e il miglioramento delle prospettive economiche del Paese suggeriscono che il fabbisogno di stagionali possa sperimentare un incremento del 15-20% rispetto ai valori pre-Covid. La riforma del Reddito di Cittadinanza nei termini sin qui illustrati consentirebbe di soddisfare agevolmente questo maggior fabbisogno, permettendo a decine di migliaia di individui di aumentare il proprio reddito disponibile e il proprio livello di consumi”.

Rendere regolare e dignitoso il lavoro stagionale consentirebbe a migliaia di giovani di utilizzare meglio il capitale umano e di ottenere retribuzioni migliori di quelle che si percepiscono senza contratti regolari. “Assumendo che il sommerso rappresenti tra il 30 e il 50% del lavoro stagionale – conclude Minenna – si può calcolare che la regolarizzazione di questi lavoratori produrrebbe un incremento del prodotto nazionale tra i 3 e i 5 miliardi l’anno”.

La proposta ha il merito di riconsegnare il Reddito di Cittadinanza all’ambito che gli è proprio: quello di uno strumento di welfare capace di muovere le leve dell’economia nazionale. Così come è servito a far “galleggiare” molti individui poveri durante lapandemia, spesso non avviabili al lavoro per diverse ragioni (età, si tratta spesso di minori o anziani, malattie, soggetti marginali che hanno bisogno di sostegno), il RdC può diventare uno strumento delle politiche attive del lavoro. Fuori dalle guerre di religione, dagli steccati ideologici e dagli appelli moralistici con tanto di referendum.