L'INTERVENTO. La vera partita politica che gioca il Pd e che si gioca sul Pd

L'INTERVENTO. La vera partita politica che gioca il Pd e che si gioca sul Pd
Eugenio Marino - in una recente ricerca prodotta sulle classi sociali rappresentate negli organismi direttivi del Partito Democratico: tanti avvocati e pochi metalmeccanici - ci dice qualcosa in più rispetto al declino della classe operaia e all'imborghesimento della politica italiana. Il Responsabile dell'organizzazione al Sud dei Dem ci parla di una Sinistra alle prese con la difficoltà di una traduzione davvero "popolare" della propria offerta politica, dei propri valori.

Non si tratta, ovviamente, di rinverdire la "lotta di classe" in funzione rivoluzionaria (sarebbe assurdo nel tempo in cui davvero "rivoluzionaria" è solo la Nonviolenza e il dialogo) ma - senz'altro - si tratta di fornire un senso autentico al concetto di "riforma".

Se questa Società non va bene e' perché ci sono troppe ingiustizie e perché la "Politica" tenta di fare parti uguali tra diseguali (cit. Don Milani). Spalancare le porte del PD agli operai non significa, quindi, cedere ad una forma raffinata di populismo ma, diversamente, vuol dire portare dentro il dibattito pubblico le ragioni di chi lavora e ha meno di quanto meriti. "Lavoro povero", "contratti pirata", "lavoro nero e grigio", "insicurezza", "morti bianche", "nuovi lavori senza tutele", sono problemi reali, bisogni di oggi, battaglie necessarie . La Destra, e giorno per giorno c'è ne renderemo sempre conto, non ha interesse a trattare questi temi e, attraverso la creazione del "nemico" (lo straniero, il diverso) tenta di nascondere gli interessi e i diritti dei lavoratori, fagocitandone le forze per proiettarle contro i più deboli.

Solo un nuovo "laburismo" può sconfiggere questa tendenza, fornire una coscienza più matura ai cittadini impegnati in politica, ai quadri dirigenti di partito. Parlare di operai dentro le segreterie e i direttivi fa il paio con un rinnovato "professionismo" della Politica, con strutture sempre più complesse al servizio della Comunità, altro che partito liquido!

E' necessario quindi​ democratizzare questi spazi, attuare finalmente l'art. 49 della Costituzione (che prevede norme che assicurino il metodo democratico nella determinazione della politica nazionale), ripensare i Partiti come Istituzioni fondate sulla dialettica interna governata dalle regole. Il PD - con tutti i suoi limiti - tenta ancora oggi questa strada e il Congresso nazionale in essere​ lo dimostra. La stessa diffusione di questa ricerca di Marino lo conferma: l'autocritica ben posta non può che essere produttiva di bene, di nuova consapevolezza.

Ed allora, il tema non è il nome della comunità democratica o quello del nuovo/a Segretario/a. Il tema è l'Omnicrazia (cit. Capitini),​ il potere, cioè, di tutti! Il contributo di tutti gli strati sociali attraversati dall'esigenza di cambiamento e di attivazione dell' ascensore sociale. Il dirigente operaio, il segretario lavoratore, il direttivo composto da tirocinanti e precari, non servono ad esaltare la povertà o la marginalizzazione, servono a superarla!