ANALISI. La sinistra tra Schlein e Schiavone

ANALISI. La sinistra tra Schlein e Schiavone

Sinistra!, Un manifesto, Einaudi 2023 di Aldo Schiavone l’ho letto un pò in ritardo (molti ne hanno scritto già, anche su questo giornale, e a fine mese l’autore lo presenterà a Cosenza) ma è stato forse un bene perchè la lettura è andata di pari passo all’elezione di Elly Schlein a segretaria del PD e alle sue prime uscite. Non si può dire che le visioni di Schlein e Schiavone siano analoghe, forse nemmeno lontanamente. E qui sta il vero inghippo di una sinistra che però alla fine una scelta dovrà pur farla.

  Riassumo. Punto primo: il libro si rivolge innanzitutto e dichiaratamente al PD. Schiavone nel suo breve saggio, un manifesto appunto, di 100 pagine (ma è fondamentale un’altra lettura del filosofo napoletano, La storia spezzata, sempre Einaudi, del 2020) prospetta però una visione di società non relegata negli angusti confini nazionali con una sinistra che rinviene la sua ragion d’essere nel benessere del genere umano, progressivo e diffuso, superando il concetto di classe a favore di quello di inclusione.

  Sono queste le parole chiave del libro. La fine del secolo breve, e di tutto quel che ne è conseguito, sono stati accantonati ma non elaborati, da un ceto politico che ha assistito, inerme e colpevole, al dissolvimento di un patrimonio di consensi - nelle aree dove maggiore è l'insediamento operaio più di un terzo di elettori storicamente di sinistra, alle politiche del 2022 non hanno votato per il Pd e nemmeno a sinistra del Pd ma per FdI - oscillante fra vecchie parole d’ordine e abbracci acritici al liberismo. C'è un’area intermedia da utilizzare e Schiavone osserva che troppo rumoroso è stato ed è il silenzio di una intellettualità che invece avrebbe dovuto misurarsi con il nuovo. La questione non è solo italiana o europea. Qualche passaggio nel libro è dedicato alla insostituibilità dei partiti, di cui accenna possibili ristrutturazioni soprattutto in periferia e con mezzi informatici. Ma la forza del manifesto dello storico campano risiede altrove: nell’assegnare alla sinistra compiti che la destra, più volte chiamata in causa e sempre relegata a una forza del passato, non saprebbe assolvere; nel non porsi minimamente il dilemma se la sinistra debba svolgere compiti di governo o di opposizione; nel delineare un quadro d’insieme vasto, una visione per il futuro. Schiavone scrive così: "le grandi ideologie così familiari e riconoscibili, i capannoni industriali lungo le nuovissime autostrade non ci sono più, e l'Italia si mostra disorientata e incerta: avrebbe bisogno di scelte coraggiose" e cita tre punti fondanti di un Patto che invita a scrivere: "Un'idea d'Italia con meno disuguaglianze; con più Sud; con più Europa, più mondo".

  Della Schlein fin qui (ovviamente aspettiamo quel che dirà domani all’ Assemblea Nazionale del suo partito nel suo primo discorso organico in cui parlerà - è presumibile - del suo programma, parola magica che il suo vero mentore Romano Prodi le sta sollecitando da più giorni), ci sono le uscite alla Camera su Piantedosi, la visita silenziosa a Crotone, il corteo di Firenze, tutte abbastanza chiare, l’intervista a SKY, alla Gruber, quella a Fabio Fazio dove ha tra l’altro detto: ‘’dobbiamo cambiare i volti, dobbiamo cambiare il metodo e la visione di questo Partito Democratico. E se tante persone sono tornate a votare e hanno fatto questa scelta è perché l'aspettativa è finalmente di avere un partito umile all'ascolto e utile alla comunità. Abbiamo chiarito a questo Congresso chi vogliamo rappresentare: l'Italia che fa più fatica. Saremo con loro in ogni battaglia, ma certamente è un lavoro di ricostruzione di fiducia e di credibilità. Ci vorrà un pò di tempo, lo stiamo facendo e sarà, forse, la responsabilità più grande che abbiamo, non tradire questa fiducia e questa speranza”.

  Il punto è capire come mettere assieme, appunto, Schiavone e Cutro (per sintetizzare al massimo). Lì ci sta il futuro di una possibile sinistra che non si rassegni al 15% ma si proponga la grande gestione e il GOVERNO di quel mondo descritto così bene da Schiavone. Siamo tutti riformisti, ha scritto la rivista Il Mulino nel suo ultimo numero ma il punto chiave ‘’è che cosa riformare, come e per quale scopo”.