L'ANALISI. Tutti contro il Pd mentre il Cdx perde un'elezione dietro l'altra

L'ANALISI. Tutti contro il Pd mentre il Cdx perde un'elezione dietro l'altra
Dopo l’ultima (e parziale) tornata elettorale è tornata in auge una voce comune, in circolazione ormai da alcuni anni, sul fatto che il Pd calabrese paghi i suoi non brillantissimi (poi vedremo, tra l’altro, se e come è vero) risultati elettorali e di posizionamento per colpa di non meglio imprecisati (anzi: assai precisati in verità con tanto di nomi e cognomi) così detti cacicchi, che bloccherebbero la crescita e lo sviluppo del partito.

Ora lungi da noi nel volere drammatizzare o nel salvare invece capre e cavoli ma giusto per dare un segno di obiettività a tutto quanto e, nello specifico, ad una lettura che si trascina sin dai tempi lontani di Walter Veltroni segretario - che in una famosa intemerata in quel di Reggio Calabria parlò addirittura di ‘’sepolcri imbiancati’’ - alcuni dati oggettivi è meglio ricordarli.

Il Pd, dunque, governa la città di Reggio Calabria con Falcomatà; ha contributo ad eleggere i sindaci di centro sinistra di Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia e di tanti altri comuni piccoli, medi e grandi, alcuni dei quali dirige da anni in prima persona. Ha praticamente regalato invece al centrodestra la Regione anni fa, con la disastrosa gestione della vicenda di Mario Oliverio (e ne paga ancora oggi le conseguenze) e, per ultimo, nonostante il centrosinistra abbia vinto ha clamorosamente perso domenica e lunedì scorso a Rende, Cetraro, Isola Capo Rizzuto e via discorrendo, con scelte di alleanza insensate e prive di ogni logica.

Detto e ricordato questo, il posizionamento del partito della Schlein in Calabria è assai deficitario – è vero anche questo - in termini di circoli (quelle che erano un tempo le sezioni) davvero aperti e funzionanti, di discussione interna partecipata e democratica (un solo candidato alla segreteria regionale non è sintomo di vera unità dei gruppi dirigenti ma di scarsa ed effettiva volontà di confronto tra diverse opzioni politiche) ma pure non è possibile in maniera tranchant definire questo partito – che viaggia nella peggiore delle ipotesi sempre attorno al 14% - moribondo se non peggio. E manca ancora all’appello Lamezia Terme dove comunque il Pd è il primo partito.

I problemi – ciò detto - sono tanti e restano tanti, diversi e vengono da lontano e Nicola Irto, che oggi sarà proclamato segretario dall’Assemblea regionale del suo partito, credo sappia bene il contesto e li conosce altrettanto bene. Anni e anni di commissariamento con personaggi a volte al limite dell’impresentabilità pesano. Assai. Forse c'è un problema di credibilità, di non fare opposizione alla Regione come si dovrebbe. Liquidare il tutto come colpa dei soliti cacicchi è in ogni caso una scorciatoia che non serve affatto a capire i problemi veri di un partito che – volendo o nolendo – resta anche in Calabria architrave dell’alleanza contro il centrodestra. Forse (anzi senza forse) il problema – azzardiamo – è più grave e profondo di quei cacicchi (che tra l’altro sarebbero tanti se la vogliamo dire tutta!) e viene da lontano, aggravato a dismisura da quei commissari romani di cui si è detto e sta proprio nella mancata crescita di classi dirigenti adeguate e legate davvero ai territori.
Marcello Furriolo l’altro giorno si chiedeva perché non si scegliesse anche qui da noi una Salis come è stato fatto a Genova. Il punto è esattamente questo: le Salis, o i Salis, esistono, eccome se esistono nelle pieghe della società, nel mondo delle professioni, nella grande ricchezza del mondo degli amministratori, ma bisogna cercarli e soprattutto volerli ed essere convinti che questa è la strada. Senza nascondersi dietro l’alibi comodo dei veri e presunti cacicchi, anche di chi magari cacicco lo è stato in passato e oggi non vuole più esserlo.

Irto, se vuole vincere la battaglia delle battaglie, quella più importante che è quella delle elezioni regionali, lì deve andare. Senza badare inoltre a dati anagrafici. E nel contempo, con i prossimi congressi provinciali in arrivo, mettere mano a situazioni non più sostenibili, praticamente in quasi tutte le federazioni. Il PD non può essere solo il partito degli eletti! E lo deve fare con coraggio e con determinazione, senza fare apparire il suo partito (meglio: parti del suo partito) come il vero alleato nascosto di un centrodestra in crisi. Sì, in crisi. Perché una domanda la vorremmo fare in conclusione a tutti i critici, i supercritici, i commentatori sapienti e meno sapienti: si sono accorti, mentre fustigano giustamente con i vari gatti a nove code il PD, che il centrodestra calabrese perde nei comuni un’elezione dietro un’altra?