L’ANALISI. Falcomatà, Marcianò, Guerini. Fine idillio tra il Sindaco di Reggio e Renzi

L’ANALISI. Falcomatà, Marcianò, Guerini. Fine idillio tra il Sindaco di Reggio e Renzi
refa   Più si gira e si rigira la vicenda Falcomatà-Marciano appare un brutto pasticcio. Soprattutto appare una di quelle vicende che lasceranno strascichi senza che si possa fare alcuna ipotesi su come andrà a finire.

I fatti certi sono ormai noti. La Gazetta fa uno scoop e apre in prima con la notizia della defenestrazione dell’assessora che, oltre ad essere assessora (ex) al Comune di Reggio è soprattutto componente della segreteria nazionale del Pd. Aggiunge la Gazzetta che nella vicenda c’ha messo le mani l’on. Guerini, il parlamentare che per conto di Renzi segue le vicende più delicate del Partito democratico.

La Marcianò legge di prima mattina  e scrive sul suo profilo di Fb di avere appreso che l’hanno tolta dalla giunta dalla stampa, cioè dalla Gazzetta. Francamente, non è molto carino apprendere dai giornali che t’hanno mandato via dall’incarico che ti era stato affidato. Non si tratta, ovviamente, di buona educazione. Dal blitz contro la Marcianò  traspare un conflitto durissimo tra il sindaco e l’assessora che gli ha soffiato il posto nella segreteria nazionale Pd, cioè la poltrona da cui è possibile seguire e intervenire sulle vicende più delicate e impostanti del paese. Facile trarre una conclusione: si è proceduto con un blitz per mettere tutti (cioè Renzi e il gruppo dirigente nazionale del Pd) di fronte al fatto compiuto per impedire che la proposta dell’estromissione venisse in qualche modo bloccata.

Amici e nemici dei due personaggi si stanno govendo il successo o stanno soffrendo per la conclusione quando arrivano poche righe dell’on Guerini che spiega che lui non ha mai dato il via libera per mandar via la sua collega (Guerini e Marcianò fanno parte dello stesso organismo ristretto del Pd).

Ma Guerini nel suo comunicato va oltre. Intanto, spara un “sono costretto a smentire che tale decisione sia stata “autorizzata” (le virgolette sono di Guerini, ndr) dal Pd nazionale e in particolare da me”. E’ chiaro che Guerini non smentisce la gazzetta ma Palazzo San Giorgio. La frase, tradotta dalla diplomazia politichese, significa: è falso che io abbia approvato quel che Falcomatà ha fatto ed è grave il tentativo di coprirla addossandola a me (“sono costretto a smentire…”. Ma Guerini non si ferma qui. Perché qualcuno non pensi che vi sia stato un equivoco, precisa che dalla Calabria hanno chiesto aiuto per risolvere i dissidi insorti e che Guerini ha “provato a favorire a favorire un chiarimento che potesse far superare i problemi creatisi, nel pieno rispetto dell'autonomia decisionale dei livelli politici ed istituzionali locali, a partire dal sindaco Falcomatà”. Quindi due stoccate finali. La prima: “Sono dispiaciuto che non sia stato possibile” il chiarimento. La seconda: la parola finale su queste cose spetta al sindaco che “ha la piena titolarità” ma anche e qui significa soprattutto, la “responsabilità delle decisioni che assume”. Insomma, la Marcianò l’ha mandata via dalla giunta Falcomatà, senza alcuna copertura nazionale e assumendosi le responsabilità della scelta (che ovviamene aveva il diritto di fare). 

Basta anche poca esperienza politica per capire che l’idillio tra il Pd romano, inteso come Pd renziano, e Falcomatà, che di quel Pd ha fatto parte, s’è spezzato e sarà ricucibile molto ma molto difficilmente. Sarebbe sbagliato immaginare che qualcuno la farà pagare alla città. In politica le cose non hanno mai funzionato così. In nessun partito. Ma certamente i vantaggi e il di più consentiti da un rapporto che appariva solidissimo e diretto tra Falcomatà e Renzi verranno meno perché qualcosa s’è incrinato. Se è accaduto per un accumulo di equivoci, perché la situazione è sfuggita di mano, o perché è intervenuta (a reggio) una valutazione sul modificarsi della situazione politica e dei rapporti di forza a Roma con la previsione di nuovi e diversi scenari politici, non è ancora chiaro. Ma lo capiremo presto.