La Le Pen in Francia potrebbe mai pensare di proporre una legge simile? o Vox in Spagna potrebbe mai essere così favorevole all’indipendenza della Catalogna o dei Paesi Baschi, o Orban in Ungheria potrebbe mai incoraggiare l’autonomia estrema delle regioni Transdanubiane? E invece l’Italia contribuisce alla sua fama di originale luogo di sperimentazione e di anticipazione delle peggiori teorie politiche: la nostra destra è fino in fondo sovranista e fino in fondo secessionista! È questa la miscela esplosiva che si produce nel mettere insieme l’identità ex missina e quella leghista, il premierato della Meloni e l’autonomia differenziata di Calderoli (lo stesso a cui fa paura il tricolore).
Ciò che nei fatti unisce queste due destre è l’avversione profonda alla nostra Costituzione, al suo essere baluardo antifascista, garante dell’Unità d’Italia e di una democrazia basata sul contrappeso tra i diversi poteri. Vogliono sconvolgere la Costituzione perché vengono da mondi e da ideologie che erano stati da essa emarginati nel dopoguerra o che hanno sempre avuto nostalgia per l’Italia preunitaria, quella
“espressione geografica” che mai prima del 1861 si era fatta nazione.
La destra italiana esprime al tempo stesso un mondo rancoroso verso la Carta costituzionale e verso l’unità nazionale. Il premierato della Meloni non è altro che la rottura del patto tra i padri costituenti dell’equilibrio dei poteri come antidoto al ritorno di regimi autoritari; l’autonomia differenziata della Lega non è altro che la divisione dell’Italia e la riproposizione della contrapposizione Nord e Sud, il cui superamento ha rappresentato la migliore aspirazione di quelle culture politiche che hanno dato vita, anche se da posizioni diverse, al miracolo economico del Secondo dopoguerra. Quel miracolo che ha
proiettato una nazione sconfitta dalla guerra tra le economie più industrializzate al mondo con il concorso di tutti i suoi concittadini, dalle Alpi alla Sicilia.
Tenere insieme il sovranismo nazionalista e il secessionismo regionalista è l’operazione più trasformista e più penosa e rancorosa della destra italiana di fronte all’Europa.
*Già pubblicato su Repubblica il 19.06.24